Roma, 26 gennaio 2014. In piazza San Pietro, al termine dell’Angelus, papa Francesco è affacciato al balcone, due ragazzi al suo fianco lasciano andare dalle loro mani due colombe, simbolo di pace. Un battito d’ali e un gabbiano reale si fionda su una delle due, se la carica sul becco e via. Non era la prima volta che i romani vedevano i gabbiani in città, ma quella è una scena che non si scorda.
Rimini, un tranquillo giovedì di luglio, nel giardinetto della chiesa di Sant’Agostino (angolo via Isotta) un piccione sbocconcella da una parte e l’altra, sotto gli occhi di una bimba accompagnata dalla nonna in una passeggiata pomeridiana. Un gabbiano reale arriva in picchiata, lo prende per il collo e via.
No, non stiamo parlando di un complotto ai danni della Chiesa ma del fenomeno dello spostamento del gabbiano reale dal mare verso la città. Cominciato negli anni’90, di stagione in stagione, questa specie ha aumentato la sua presenza cittadina sino ad oggi che, incontrare il solito gabbiano reale appostato sui bidoni di via Bonsi a Rimini, in attesa che venga lasciato il sacchetto della spazzatura non è cosa insolita.
Cosa è accaduto? Perché quell’uccello che nel romantico immaginario di tutti è un sinonimo di libertà e di mare, si è diretto in città?
Lo spostamento è dovuto al cambiamento delle abitudini alimentari del gabbiano reale che ha seguito le tracce di cibo che l’uomo ha cominciato a disseminare.
La questione è molto chiara: sulle strade, in mezzo alle vie di cibo se ne trova in abbondanza; cacciare in acqua è molto più difficile che sostare davanti a un cassonetto, quindi ci si sposta in città.
Il timore più diffuso è che possano far del male alle persone. Una paura, in parte, reale, perché si tratta di animali potenzialmente aggressivi che lo diventano ancora di più quando devono difendere il nido e i loro piccoli. E di nidi, sui tetti delle case del centro storico riminese, e non solo in centro, ce ne sono tanti. “L’unica cosa di intelligente da fare è prevenire il problema, ma – soprattutto – eliminare le condizioni favorevoli, quelle che avvicinano alla città questi predatori di cibo”. A parlare è Giampiero Semeraro, naturalista di Rimini, che da anni si occupa di fauna selvatica, nonché guardia volontaria del raggruppamento provinciale. “Tra marzo e aprile cominciano ad aggirarsi sui tetti per individuare eventuali siti che possano accogliere i nidi. Poi si fermano sino a fine luglio, quando i piccoli prendono il volo. Ma l’assenza del nido non significa che i gabbiani spariranno dalla zona. Perché se quel sito è per loro favorevole (è vicino a facili fonti di cibo, etc…) i gabbiani continueranno a stare da quelle parti. E torneranno anche la stagione dopo, anche più numerosi, perché sono animali coloniali”.
L’allarmismo non paga, ci sono delle buone pratiche da adottare, prima tra tutte il non lasciare rifiuti fuori dai cassonetti, oppure non lasciare cibo in giro, come invece viene fatto per i piccioni oppure per i gatti. “Dobbiamo adottare delle strategie e se non riusciamo dobbiamo imparare a convivere con queste situazioni”.
Quali i principali problemi causati da questo fenomeno?
In primo luogo il rumore prodotto dai gabbiani che, nelle ore notturne, soprattutto nel periodo riproduttivo si lanciano in lunghe discussioni, alla quale si aggiunge l’aggressività nei confronti degli umani soprattutto nelle vicinanze dei nidi e dei siti riproduttivi. “Proprio qualche giorno fa – racconta Semeraro – ho salvato un piccolino caduto da un nido e dall’adulto mi sono preso una beccata in testa”. Rischi del mestiere. Semeraro era stato chiamato dai vicini di casa dove era stato fatto il nido perché la mamma gabbiano aveva pianto tutta la notte vedendo il suo piccolo caduto, ma questo non gli ha impedito di vedere in quel salvatore una minaccia per il suo piccolo.
Ci sono poi altri inconvenienti legati più allo stato e alla manutenzione degli edifici. Basti pensare alla sporcizia o al danneggiamento per il rilascio di materiali di origine organica oppure la possibilità dell’intasamento di grondaie, sfiatatoi e condotti di aerazione.
Di certo non siamo i soli a dover convivere con i gabbiani reali. Dagli atti del III Congresso Nazionale Fauna Problematica che si è svolto a Cesena, lo scorso novembre, apprendiamo che a “Cesenatico si riproducono ora oltre 400/500 coppie sui tetti ogni anno e con previsioni di grave incremento”. Ovvio che i più impressionabili penseranno subito alle scene inquietanti degli Uccelli di Alfred Hitchcock ma, tranquilli, nessun allarme. È solo la natura che incontra l’uomo e si adegua ai cambiamenti. Accadrà anche il contrario?
Angela De Rubeis