Annunciato, discusso, trattato con ottimismo o visto con sospetto e perplessità. Fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza ha rappresentato uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, e adesso è una realtà: la misura è stata infatti introdotta con il decreto legge 4 del 2019, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 28 gennaio ed entrato in vigore il giorno dopo. E mentre ancora si discute su alcuni elementi (non è un mistero che la misura, a grande trazione pentastellata, in realtà non sia la più amata dalla Lega alleata di Governo) e c’è ancora qualche perplessità sulle coperture (circa 29 miliardi da qui al 2022), è ormai ufficiale che dal prossimo 6 marzo sarà possibile presentare la domanda per ottenerlo, e che dal successivo 27 aprile tutti coloro ai quali la domanda sarà accolta si vedranno accreditare il sussidio.
Purtroppo, però, nonostante il reddito di cittadinanza sia stato uno dei temi più dibattuti degli ultimi mesi, e nonostante l’ormai imminente arrivo, vige ancora una certa confusione in merito ai suoi dettagli. Cerchiamo dunque, passo dopo passo, di fare un po’ di chiarezza con una panoramica informativa.
Reddito di cittadinanza: che cos’è?
In generale, il reddito di cittadinanza (previsto in forme diverse anche in altri Stati europei, come Francia, Germania, Danimarca e Finlandia) rappresenta un sostegno economico che lo Stato riconosce a tutti coloro che si trovino in situazioni di particolare difficoltà. La misura prevista dall’attuale Governo nasce da un ragionamento: secondo i dati dell’Istat, chiunque nel nostro Paese viva da solo e sia in possesso di un reddito inferiore ai 780 euro al mese si trova al di sotto della soglia di povertà.
La ratio del sussidio, dunque, è quella di integrare il reddito di chiunque si trovi in questa situazione per portarlo alla soglia dei 780 euro. Nello specifico, l’erogazione economica, che avviene attraverso l’INPS, è costituita da due elementi: una Quota A, che rappresenta un’integrazione del reddito familiare e che può arrivare fino a un massimo di 6000 euro annui, pari a 500 euro al mese; e una Quota B che indica un contributo per la casa, che può raggiungere un tetto massimo di 3.360 euro annui, ovvero 280 euro mensili (per l’affitto) e di 1.800 euro annui, 150 mensili (per il mutuo). Ma non è tutto.
A chi spetta?
Per accedere alla misura occorrono requisiti ulteriori. Cittadinanza. Innanzitutto, e appare ovvio dato il nome della misura, è necessario essere in possesso di cittadinanza italiana o di Paesi dell’UE, oltre ad essere maggiorenni. Stranieri. Ma non solo: può accedere al contributo anche chi sia residente in Italia da almeno 10 anni e senza precedenti penali, con gli ultimi 2 (considerati al momento della domanda) continuativi; misura prevista anche per i familiari dei cittadini, qualora siano titolari di diritto di soggiorno, diritto di soggiorno permanente oppure che siano cittadini di Paesi terzi in possesso del permesso europeo per soggiornanti di lungo periodo. Situazione lavorativa. La misura spetta a chi sia disoccupato, inoccupato o a chi si trovi ad avere un reddito da lavoro sotto la soglia dei 780 euro, come anticipato. ISEE.
Il limite ISEE complessivo sotto il quale scatta il diritto al reddito di cittadinanza sono appunto i 780 euro mensili, ovvero 9.360 euro annui. Nello specifico, per quanto riguarda il reddito familiare, il limite è posto a 6mila euro per i single e sale a un massimo di 12.600 per i nuclei familiari, in base alla composizione. Per quanto riguarda i limiti mobiliari, occorre essere sotto i 6mila euro, cui ne vanno aggiunti 2mila per ogni familiare fino a un massimo di 10mila euro. Limiti che vengono incrementati di 1000 euro per ogni figlio dopo il secondo e di 5000 per ogni componente disabile. 30mila euro, invece, il limite immobiliare per chi sia in possesso di una seconda casa, da calcolare escludendo la prima abitazione.
Inoltre, requisito per il reddito di cittadinanza è il fatto che nessun membro della famiglia sia intestatario, a qualsiasi titolo, di auto immatricolate nei 6 mesi precedenti la domanda, di auto con cilindrata superiore ai 1600 cc o motociclo sopra i 250 cc immatricolati nei 2 anni prima della domanda (con l’eccezione di acquisti con agevolazioni fiscali per disabilità) e, infine, di navi o imbarcazioni da diporto. Attenzione: sono esclusi dal reddito di cittadinanza tutti coloro, o tutte le famiglie nelle quali un componente sia disoccupato a seguito di dimissioni volontarie. Qualora si sia già beneficiari del sussidio di disoccupazione, il suo ammontare verrà scalato dalla quota del reddito di cittadinanza.
La situazione a Rimini
Circa 1 milione e 375mila i nuclei familiari in Italia che, secondo le stime, beneficeranno del reddito di cittadinanza. E a Rimini? Secondo un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Cisl, sarebbero 35.800 le famiglie romagnole aventi diritto al contributo (7,2% del totale, rispetto al 7,4% in Regione e al 8,5% nazionale). Più nel dettaglio, in provincia di Rimini sarebbero interessate 11.700 famiglie, l’8% del totale, mentre guardando ai vicini si hanno 12.300 famiglie a Forlì-Cesena (7,2%) e 11.800 a Ravenna (6,6%). E la situazione nei Centri per l’Impiego? A Rimini è tutta in divenire. “C’è ancora molta confusione sul reddito di cittadinanza, – afferma Tatiana Giorgetti, direttrice del Cpi riminese, che ha da poco cambiato sede – anche perché bisogna attendere qualche settimana prima che i meccanismi vengano messi a punto in ogni particolare. Quel che è certo, è che sono già venute diverse persone, che non si presentavano da molti anni, per chiedere delucidazioni su come recepirlo”.
L’approfondimento (come presentare la domanda, come mantenere il sussidio, etc.) continua sull’edizione cartacea e sull’app