Esistono quelli parlati. Quelli digitali da toccare. O quelli più comuni in Braille. Sono i libri alternativi. Testi che possono essere letti anche da chi leggere non può per problemi di cecità.
“Ma lei lo sa che i ciechi leggono tre volte di più rispetto a tutte le altre persone?”.
Claudio Barbieri, presidente dallo scorso aprile dell’Unione Italiana Ciechi e degli Ipovedenti della provincia di Rimini, lo dice con un certo orgoglio.
“Purtroppo ancora oggi in tanti sono convinti che i non vedenti non leggano. Me ne rendo conto quotidianamente parlando con le persone. Quando dici che hai letto un testo percepisci nel loro timbro vocale un senso quasi di imbarazzo”.
In realtà, diverse indagini affermano il contrario. Come quella condotta alcuni anni fa per conto dell’Uici e dell’Associazione Italiana Editori, in collaborazione con la Cnudd (Conferenza nazionale universitaria dei delegati per la disabilità) su un campione di 1.505 persone. Dall’indagine è risultato che i ciechi e gli ipovedenti leggono libri tre volte di più rispetto a chi ci vede bene e che i formati digitali sono sempre più spesso i preferiti, rispetto al Braille e al testo a caratteri ingranditi, in particolare dalle fasce dei più giovani, vale a dire 18-34 anni, ma anche 35-50.
“Il fatto è che chi, come me, ha problemi di vista ha il grande desiderio di arricchirsi ogni giorno e questo passa attraverso la lettura. E poi siamo educati a leggere perché riceviamo tante proposte e le accettiamo”.
In effetti oggi gli strumenti e le modalità non mancano: ci sono i libri in Braille, ma anche gli audiolibri (o libri parlati) e i libri elettronici. “Peccato però – sottolinea Barbieri – che arriviamo sempre dopo gli altri nel senso che le varie case editrici, prima di pubblicare un libro anche per noi, fanno passare quattro o cinque mesi perchè devono codificarlo nelle varie scritture, siano esse vocali o digitali”.
Il problema, in realtà, è anche un altro. L’Italia, infatti, non ha aderito al Trattato di Marrakesh, il quale introduce una deroga al diritto d’autore nel caso di produzione e divulgazione di libri per ciechi e ipovedenti.
“Ridurre i tempi non sarebbe difficile, basterebbe una maggiore collaborazione da parte delle case editrici: se fornissero alle nostre strutture il libro in formato elettronico magari anche con qualche giorno di anticipo, potremmo leggere i best seller in tempo reale, e non quando ormai si è smesso di parlarne”.
Ma come leggono i ciechi? La risposta è… in tanti modi. Diverse sono infatti le modalità che esistono oggi per leggere senza vedere. E ciascuna di queste modalità ha le proprie caratteristiche.
“C’è chi ha una predilezione per il libro Braille cartaceo perché gli piace toccare la carta, c’è chi, invece, preferisce il sintetizzatore vocale. Certo è che un libro in Braille è ingombrante perché una pagina di questa volume è tre volte una pagina normale”.
Insomma, chi ha problemi di vista legge e legge anche molto. Certo è che leggerebbe anche più volentieri se non dovesse attendere mesi prima di avere in mano il best seller del momento. L’augurio che Barbieri si fa, e fa, è che anche questo scoglio venga presto superato.
Lucia Genestreti