Pico Mundo è apparentemente un tranquillo paese come tanti negli States, ma ha il non trascurabile problema di essere infestato da centinaia di Bodach, minacciosi spettri che trasudano malvagità, non visti dagli ignari abitanti all’oscuro di ciò che sta per accadere in paese. Per fortuna c’è Odd Thomas, “strano” ragazzo (del resto il nome suo significa proprio quello) che ha la capacità di vedere i morti, Bodach compresi e tocca lui il compito di salvare la città e l’amata Stormy.
Il regista Stephen Sommers, dopo i successi raccolti con i block-buster, La mummia e GI.Joe, si è cimentato con la trasposizione di un romanzo di Dean R. Koontz, specializzato in “brividi” (il che di questi tempi, complice anche l’aria condizionata nelle sale, non guasta!). Ma a differenza di titoli orrorifici da spavento che in estate arrivano sempre al cinema, spesso giocati sul raccapriccio, questo Il luogo delle ombre è un mix tra fantastico, commedia romantica e un pizzico di humour grottesco, materiale di non nuovissima fattura, costruito in modo piacevole da garantire quel minimo di attrattiva necessaria per passare 97 minuti, certo con qualche saltino di tensione, ma facendo inequivocabilmente il tifo per il bravo ragazzo protagonista (interpretato da Anton Yelchin), faccia rassicurante e grande responsabilità da mantenere per via di quel suo rapporto esclusivo con l’aldilà. La lotta tra bene e male si materializza in un’invasione di entità malvagie che assillano i più deboli e li trascinano verso scelte senza via di redenzione. Qualche colpo di scena, soprattutto nel finale, estetica con ralenti un po’ abusata e a volte più decorativa che funzionale, e la presenza nel cast di Willem Defoe, capo della locale polizia a conoscenza del potere di Odd.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani