Dopo la pausa estiva, la Visita pastorale del Vescovo alle parrocchie iniziata due anni fa, riprende il suo cammino programmato. In questo autunno tocca al Litorale Nord, incominciando dalla parrocchia Santa Maria Vergine di Viserba Monte.
Solo quindici anni fa, percorrendo la statale da Rimini per Ravenna, all’altezza di Viserba si potevano scorgere campi coltivati a ortaggi e in lontananza la fila di alberghi a ridosso della spiaggia. Solo una piccola chiesetta, sovrastata dal cavalcavia, indicava il luogo dell’incontro religioso dei contadini, sparsi sul territorio circostante.
Oggi, quello stesso luogo, è tutto un proliferare di grossi condomini, una urbanizzazione in piena regola, con viali ampi e rotatorie spaziose, con negozi e servizi di ogni genere.
E anche la chiesa si è rinnovata: ora si erge imponente col suo campanile, circondata dal verde del parco e dei campi da gioco per i ragazzi.
Viserba Monte, la parrocchia di S. Maria Vergine: una storia antica e soprattutto moderna, una parrocchia che conserva popolari tradizioni, ma che ha bisogno di trovare una sua nuova, più attuale identità.
“Se Viserba è sempre stata considerata un po’ come periferia di Rimini – sono le considerazioni dell’attuale parroco don Roberto Costantini – Viserba Monte può essere considerata la periferia di Viserba. Non tanto per la sua dipendenza da quella, ma come realtà socio-culturale-religiosa ancora in divenire”.
Tutti i nuovi grandi insediamenti urbani portano con sé questi problemi di identità: famiglie nuove, famiglie giovani, qualcuna ancora incompleta … famiglie e persone che ancora rimangono legate in gran parte alla loro realtà d’origine.
“Anche se la parrocchia può vantare sessanta anni e più di storia e tradizioni religiose ancora più antiche, col quadruplicarsi della popolazione evidentemente c’è bisogno di lavorare per costruire un nuovo senso di appartenenza, nuove vie di integrazione e una nuova identità religiosa”.
Come sarà possibile questo? Quali possono essere i primi passi da compiere?
“Penso che la carta vincente sia quella delle nuove generazioni, dei bambini … in primis dei bambini da battezzare. Le nuove famiglie sono per la maggior parte giovani e quindi, grazie a Dio, sono numerosi i bambini da battezzare. Questo può essere un primo approccio, la prima occasione di avvicinamento alla parrocchia. Naturalmente noi diamo molto risalto ai battesimi, esponendo anche un cartellone in chiesa, aggiornato volta per volta, coi nomi dei bambini battezzati nell’anno: un fiocco azzurro per i maschi e uno rosa per le bimbe.
Poi, col crescere dei bambini, intorno ai sette anni, incomincia la catechesi; e anche qui i bambini sono numerosi e si moltiplicano le occasioni di incontrare e coinvolgere i genitori.
Man mano che queste generazioni crescono si spera che cresca anche l’identità e l’appartenenza alla parrocchia, come comunità e famiglia”.
Anche gli spazi aggregativi attorno alla parrocchia richiamano bambini e ragazzi …
“In mezzo a questi palazzoni, spazi verdi e campi da gioco sono assai preziosi. Trovandosi poi di fianco alla chiesa creano anche una certa familiarità e conoscenza della parrocchia e chissà che non attirino qualcuno anche agli appuntamenti religiosi”.
Formare una nuova identità a partire dalle nuove generazioni, senza dimenticare il lavoro fatto fin qui… dal momento che per sviluppare ogni iniziativa pastorale ci vogliono collaboratori…
“Naturalmente. E anche se la parrocchia, per certi aspetti, deve tutta costruirsi, non mancano però tutti gli elementi per una buona costruzione: non mancano catechisti per la preparazione dei battesimi e degli altri sacramenti, come non mancano famiglie, più giovani e meno giovani, che fanno un cammino di fede insieme e come proposta ad altre. Ci sono operatori della Caritas, in collaborazione con la parrocchia di Sacramora; c’è il gruppo missionario, molto attivo… E poi posso contare sulla collaborazione di Ministri istituiti e sulla saggezza del Consiglio Pastorale. Senza dimenticare i preziosi collaboratori che tengono in ordine gli spazi interni ed esterni della parrocchia. Insomma, anche noi cerchiamo di organizzarci al meglio, sperando di passare dal piccolo al grande, al tutto”.
Se non è sempre facile aggregare le nuove famiglie attorno alla parrocchia (molte fanno ancora riferimento alle comunità d’origine) forse non è facile neppure armonizzare i tempi estivi e invernali…
“Su questo non c’è molto da dire perché credo sia una difficoltà comune a tutte le parrocchie, di terra e di mare. Guardando indietro penso che la nostra parrocchia sia costantemente «rimandata a settembre», per usare un vecchio linguaggio scolastico. La dispersione estiva, la fatica a cogliere il valore della Messa domenicale, della Confessione, della preghiera, sono il segno che qualcosa non è stato recepito. E allora vale anche per noi quello che molti genitori si sentono dire dai professori durante i colloqui: «è intelligente, ha capacità, ma … non si applica». Il problema di fondo è tutto qui”.
E allora, iniziando un nuovo «anno scolastico», bisognerà metterci più impegno e buona volontà.
“È fuori di dubbio. Grazie anche alla visita del nostro Vescovo, vogliamo iniziare un nuovo anno pastorale per invertire la tendenza, per dire al Signore che vogliamo davvero vivere quello che abbiamo imparato e capito. Non vogliamo scaldare il banco, ma imparare davvero alla scuola di Gesù”.
Egidio Brigliadori