E così pare che gli impianti eolici nelle acque della Romagna arriveranno davvero.
Che a livello paesaggistico sia meglio non averli che averli, mi pare superfluo sottolinearlo.
Il problema è che, avendo nel loro percorso burocratico questi progetti attraversato amministrazioni e governi di diversi schieramenti, adesso non ci si può neanche scatenare nel solito giuoco delle colpe che sono sempre di quegli altri.
E allora dobbiamo entrare nell’ordine di idee di convivere con questa novità, volenti o nolenti.
Intanto, cinicamente parlando, con qualche bugia a fin di bene: invece di accogliere i turisti con un “avete visto che obbrobrio che abbiamo laggiù? Perché non andate in Sardegna?”, (c’è gente che già lo fa anche senza pale eoliche), magari sforzarsi di tirare fuori un “Avete visto come siamo sostenibili?” con un sorriso convincente.
E poi, visto che tanto le pale saranno lì, provare a venderle come prodotto turistico. L’intelligenza artificiale sarà senz’altro in grado di ricreare la voce del leggendario Marco Magalotti che plurilinguemente possa invitare i bagnanti a salire sulla motonave per “una suggestiva visita al parco eolico offshore. Con ottimo vino dei colli romagnoli, pesce e pizza alla pala”.
Seguitemi per altri consigli di marketing turistico.