“Lo sguardo che desidero condividere con voi è quello di un pastore che cerca di andare a fondo nella sua esperienza di credente, di uomo che crede che Dio vive nella sua città”. Sono le parole di un importante discorso pronunciato nel 2011 dall’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. Un discorso importante perché aiuta a capire lo stile e l’insegnamento del primo pontificato di Papa Francesco. “Le immagini del Vangelo che più mi piacciono – diceva il cardinale – sono quelle che mostrano ciò che Gesù suscita nella gente che incontra per la strada”.
L’immagine di Zaccheo: il quale, accorgendosi che Gesù è entrato nella sua città, sente il desiderio di vederlo e sale sull’albero. La fede farà sì che Zaccheo cessi di essere un traditore al servizio proprio e dell’Impero, e divenga un cittadino di Gerico, che stabilisce relazioni di giustizia e solidarietà con i suoi concittadini. L’immagine di Bartimeo: il quale, quando il Signore gli concede la grazia che desidera – “Signore, che io veda” -, lo segue nel cammino. Per fede, Bartimeo cessa di essere un uomo ai margini, al bordo della strada, e si converte in protagonista della propria storia, camminando con Gesù e con il popolo che lo seguiva. E, poi, l’immagine dell’emorroissa: che, in mezzo a una moltitudine che si stringe al Signore da ogni parte, tocca il suo mantello attirando il suo sguardo, rispettoso e pieno di affetto. Grazie alla fede, la donna si trova inclusa in una società che discrimina la gente a causa di alcune malattie considerate impure. Sono immagini d’incontri fecondi: il Signore passa e fa del bene, perché vede!
Al contrario, il non-sguardo crea moltissimi “non cittadini”, “cittadini di troppo”: o perché non godono di pieni diritti o perché non assolvono ai propri doveri. I cristiani devono guardare perché Dio sta già vivendo nella città ed è vitalmente mischiato con tutti e con tutto. “Dio ci costringe – diceva Bergoglio – a uscire e andargli incontro per scoprirlo, per costruire relazioni di vicinanza, per accompagnarlo nella sua crescita e incarnare il fermento della sua Parola in opere concrete”.
La presenza operosa di Dio nella città origina un preciso stile pastorale, che potrebbe essere denominato di “prossimità”. Ora, il pastore guarda alla sua città con la luce della fede e supera la tentazione del “non-sguardo”, del “non-vedere”. Si può dire che lo sguardo di fede conduce pastori e fedeli a uscire ogni giorno, e sempre più, incontro al prossimo che abita nella città. Spinge a uscire verso l’incontro perché questo sguardo si alimenta nella vicinanza, nella prossimità. (md)