Villa des Vergers, storica dimora sulla collina di San Lorenzo in Correggiano, cela un proprietario singolare, che non manca di destare stupore e meraviglia negli studiosi che si mettono sulle sue tracce. Così è successo a Rosita Copioli, illustre storica riminese e al figlio Emanuele Mussoni, quando si sono appassionati alla Villa e alla storia del suo proprietario. E così è successo anche a Horst Blank, direttore della Biblioteca e dell’Archivio dell’Istituto archeologico Germanico di Roma dal 1973 al 2001, cui si deve la recente pubblicazione del volume dal titolo Le scienze dell’antichità nell’Ottocento. Il carteggio tra Adolphe Nöel des Vergers e i segretari dell’Istituto di corrispondenza archeologica Wilhelm Henzen e Heinrich Brunn, (Minerva edizioni), ultimo lavoro dell’associazione Adolphe Nöel Des Vergers, di cui la stessa Rosita Copioli è presidente.
Uomo eclettico dai molti talenti
Che il signore della “corte” di San Lorenzo fosse un uomo eclettico, colto e dai molti talenti, è già noto da tempo. Fonti storiche lo dipingono come uno studioso fantasioso e un uomo dotato di una cultura straordinaria difficile da ritrovare in un uomo moderno che pure abbia affrontato una vita di studi, perché lo contraddistingueva un sapere raffinatissimo su moltissimi argomenti, come se si fosse dedicato in modo esclusivo ad una sola branca del sapere. Così, era ferratissimo nello stesso modo in geografia (fece parte della Società di Geografia francese), storia, arabistica, arte, scienze chimiche e fisiche, letteratura, lingue e archeologia.
Ebbene, proprio sul Nöel archeologo si focalizza la pubblicazione di Blanck, che riporta alla luce le corrispondenze intercorse tra Des Vergers e i segretari dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica Wilhelm Henzen e Heinrich Brunn dal 1844 al 1867, anno della scomparsa di Des Vergers.
Rimini e quelle
epigrafi latine
Antichista e archeologo tra i più fini del XIX secolo, Des Vergers era stato incaricato dal governo francese di realizzare una raccolta di epigrafi latine (CIL, Corpus Inscriptionum Latinarum) insieme al suocero Ambroise Firmin Diderot. Per questo, si era trasferito a Rimini con la moglie Emma Firmin- Diderot e i figli Helene e Gaston nel 1843, attratto anche dalla vicinanza con Bartolomeo Borghesi di San Marino, maestro indiscusso di antichistica ed epigrafia.
Vi rimarrà fino al 1934, anno della morte di Helene, i cui eredi lo stesso anno doneranno il prezioso fondo Des Vergers alla Biblioteca Gambalunga di Rimini.
Nel periodo riminese, dunque, visto l’incarico cui si dedicava, Des Vergers era in contatto con l’Instituto di Corrispondenza Archeologica (oggi Istituto Archeologico Germanico di Roma) che aveva sede sul Campidoglio e che in quell’epoca si trovò a documentare alcune tra le più importanti scoperte storiche di tutti i tempi. Des Vergers stesso ne parla nelle sue missive ai segretari dell’Istituto Henzen e Brunn e su alcune di queste pubblicherà articoli per l’Istituto in qualità di socio corrispondente dal 1853.
Scoperte e controversie
Da ottimo conoscitore delle fonti letterarie antiche quale era, Des Vergers fu il primo a citare Vitruvio quando fu rinvenuto un ciclo pittorico con scene della leggenda di Ulisse nella villa romana di via Graziosa. Nello stesso modo, cita Rutilio Namaziano in occasione del rinvenimento di un edificio antico al confine tra Toscana e Stato pontificio ad opera di Francois, archeologo francese in società con Des Vergers che documenterà di lì a poco, una necropoli a Beloria e una tomba arcaica a sud est di Cecina. Ma il ritrovamento forse più eccezionale che dobbiamo alla collaborazione tra Francois e Des Vergers in società, è la scoperta della necropoli etrusca di Vulci, nel 1857. L’episodio è documentato nelle lettere non solo per la portata straordinaria della scoperta archeologica, ma anche per le controversie che ne seguirono: Francois farà disegni dei vasi ritrovati che Des Vergers mostrerà all’Istituto di Corrispondenza ma senza acconsentire alla pubblicazione dei dipinti di Vulci nelle tavole dei “monumenti inediti” dell’Istituto, preferendo farli pubblicare invece, a Parigi dalla casa editrice del suocero Ambroise Firmin Diderot.
Destino inverso per il CIL, il corpo delle epigrafi latine che dopo un’assidua collaborazione tra Des Vergers e l’Istituto Prussiano, passerà dalla Francia alla Prussia: le lettere non riportano alcun risentimento da parte di Des Vergers, come testimonia la versione definitiva del progetto, che annovera al suo interno 37 volumi manoscritti dal signore di San Lorenzo.
Romina Balducci