Case, conventi, gallerie ferroviarie, centro storico e l’ospedale “Villa Salus”: quando l’antisemitismo riesplode con violenza inaudita e con i barbari esiti della Shoah, la Repubblica di San Marino continua ad offrire un rifugio sicuro, accompagnato a volte anche da azioni diplomatiche improntate ad evitare le persecuzioni.
La giusta protezione esercitata dal Titano, quando non di vero e proprio salvataggio nei confronti degli ebrei, è una storia ancora in gran parte da scrivere ma i cui contorni, efficacemente realizzati dalla storica di Novafeltria Patrizia Di Luca e responsabile del Museo dell’Emigrante di San Marino, prima in occasione di un convegno (settembre 2011) e poi pubblicati nel volume Sfollati d’Italia a San Marino (a cura di Angelo Turchini, ed. Il Ponte Vecchio), oltre a meritarsi “sul campo” la gratitudine dei vari protagonisti, valgono all’antica Terra della Libertà l’importante accordo firmato con Yad Vashem (il Memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree della Shoah) per un’analisi comparata dei documenti e il loro riconoscimento.
La presenza degli Ebrei a San Marino negli anni 1933-1945 e il loro salvataggio è documentato da voci autorevoli e da testimonianze dirette che la Di Luca ha affrontato nella sua ricerca. L’Osservatore Romano del 12 ottobre 1944: “Oltre al diritto d’asilo San Marino ha esercitato con cuore fraterno il dovere sacro di aiutare i colpiti dalla guerra nelle località vicine. E tutto questo nelle condizioni più difficili”.
Diversi diplomatici sammarinesi negli anni ’30 e ’40 del Novecento sono di religione ebraica: Giuseppe Russi, console onorario di San Marino in Ancona; Angelo Donati, Console onorario di San Marino a Parigi.
L’antisemitismo esploso con inaudita violenza in tutto il Vecchio Continente non attecchisce nella Repubblica e neppure dopo l’emanazione nel 1942 della “legge contenente provvedimenti in materia matrimoniale e in difesa della razza”, si segnalano ripercussioni sul Titano, che continua anzi a offrire rifugio ai perseguitati. Se la coppia di ebrei riminesi Mario Castelbolognesi e Anna Foà trova rifugio a San Marino, lo stesso poteva accadere a gruppi di ebrei all’inizio del 1944, salvati dal bellariese e Giusto tra le Nazioni Ezio Giorgetti, come rammenta Joseph Conforti al Segretario per gli Affari interni Giuseppe Forcellini (il gruppo preferirà rifugiarsi a Pugliano, più decentrato). Lo stesso console a Parigi Angelo Donati in una lettera scrive: “Ho l’onore di rappresentare il Governo della Repubblica di San Marino, che può vantarsi di aver dato asilo a molti dei miei correligionari ebrei”.
Nel Convento dei Cappuccini, nel centro storico, hanno trovato ospitalità diversi ebrei, come dimostra la Di Luca. Camilo Castiglioni è uno di questi, convinto che solo “con i documenti falsi e con le bugie di padre Arturo e padre Cesari sono arrivato a salvarmi la vita”. Padre Cesari, in particolare, si è rivelato un instancabile amico di famiglie in cerca di rifugio, e molti han trovato riparo nei poderi di proprietà della famiglia Cesari. La maestra elementare Alceste Preda Ferri ricorda di aver insegnato a bambini ebrei nascosti a Montegiardino.
La Repubblica è stata poi meta per la celebrazione di matrimoni definiti ”misti” come quello tra l’ebreo tedesco Hans Wetzlar e Adriana Renzi, o di Giorgio Matrai, ebreo di origini ungheresi, e Maria Col, come raccontato anche su il Ponte. Un apporto importante lo ha fornito la diplomazia sammarinese. Wetzlar, grazie all’interessamento di Ezio Balducci, trova ricovero presso l’ospedale di San Marino. Da Vienna arriva la famiglia di Leopold Grunfeld e Bettina Zaitschk. Frajda Fernanda Fligelman, cittadina sammarinese grazie al matrimonio contratto a Parigi nel 1942 con un emigrato, nel 1944 viene internata nel campo di concentramento di Drancy. Il Console in Francia scrive al Segretario di Stato per gli Affari esteri per sollecitare un “miglioramento delle sue condizioni”.
Il ”diritto d’asilo” come concepito a San Marino ha giocato una parte importante nella protezione offerta agli Ebrei. Una terra che durante la Seconda Guerra Mondiale ha ospitato 100mila rifugiati.
Paolo Guiducci