Gli affitti sono cari perché sono fermi al prezzo di mercato di dieci anni fa e non sono diminuiti. Amerigo Camorano, titolare del negozio di abbigliamento «Hackett» di via Garibaldi, nel Centro storico di Rimini non ha dubbi. “Se i proprietari degli immobili hanno abbassato il canone è stato al massimo un gesto simbolico che non incide sui costi di gestione”. Si può riassumere così il pensiero dei negozianti che ilPonte ha intervistato passando in rassegna l’area entro le mura romane. Un suo cliente, un avvocato che si occupa di questo tema, precisa. “Negli ultimi anni c’è stato molto turnover, ma il ricambio non è stato di qualità perché affittuari decennali sono stati sostituiti da altri di breve durata”. E consiglia. “È meglio chiedere 200 euro al mese in meno che sfrattare un negoziante all’anno”.
In Corso d’Augusto stessa storia. Lì i prezzi per un negozio di medie dimensioni superano facilmente i 3mila euro al mese. I più centrali – ci dice un agente immobiliare – arrivano a superare anche i 100mila euro all’anno. “Paghiamo troppo. L’affitto ci è stato abbassato del 10%, ma non è sufficiente. Ora a fine anno, se va bene, chiudiamo in pari”, rivelano i titolari del negozio di pelletteria «Adriana», nel tratto medio-caro del Corso. “Finché c’erano i russi, gli effetti della crisi erano attenuati. Sono anni che non abbiamo più margine di guadagno. Nel 2015 chiuderemo con un fatturato del 30-40% in meno del 2013”.
Difficile competere soprattutto con i siti di vendita on line. “Oggi i clienti vengono in negozio sapendo già quale modello vogliono perché lo hanno visto su internet. Se non ce l’hai, non comprano, non si lasciano più consigliare. Poi però se hanno un articolo guasto vengono a chiedere consigli ai professionisti”. Il futuro? “Lo vediamo drammatico”. Di fianco a loro – dicono – un punto vendita di 26 metri quadri affittato a 1.500 euro al mese non riesce a trovare gestori di lunga durata.
Spostandosi sulle vie traverse meno frequentate, i prezzi si abbassano notevolmente, ma il ridotto passaggio di persone fatica a far crescere gli introiti.
“Siamo nello stesso punto da 42 anni”, dice dal suo piccolo emporio la titolare di un negozio di copri abiti. “Paghiamo 700 euro al mese. Non è molto e il proprietario non ha alzato il prezzo al rinnovo del contratto. Per ora ce lo possiamo permettere. Non avendo lavorato coi russi, ma solo con clientela locale, non abbiamo subito colpi duri. Però questa è una via morta, viene solo chi ci conosce”. Il nemico giurato? “Gli sconti. Iniziano troppo presto, e mode come il Black-Friday riducono ancora di più il margine di guadagno a fine anno”.
In via Soardi sentiamo un negozio medio-grande pagare sui 1.500 euro al mese, ma presto abbandonerà lo stabile perché “troppo caro”. Lì vicino, in via Sigismondo, i prezzi si abbassano. La piccola bottega per animali «Bau bau cherie» vale 700 euro al mese, “ma solo per il primo anno -spiega la titolare Laura Zanella – poi si salirà fino a 1.200, ma il proprietario dell’immobile è stato comprensivo: la cifra potrebbe essere negoziabile se non ci sto dentro con le spese. Così si agevola il commercio!”.
La negoziante ha aperto in primavera, viene da Milano e ha deciso di investire su Rimini Centro perché il suo settore non era rappresentato. “Quando sono venuta a fare un sopralluogo a gennaio ero preoccupata, una dozzina di negozi erano chiusi”. Ora stanno piano piano riaprendo. Nella sua via ce ne sono tre nuovi. Anche via Cairoli e via Sordi hanno avuto tanti negozi chiusi e qualcuno torna a rioccuparsi. “Vorrei aprire anche a Riccione ma mi hanno chiesto 25mila euro solo per avere le chiavi del negozio (di 25 metri quadri): 12 mesi di fideiussione, 6 mesi di cauzione e 6 mesi di affitto anticipato. È da matti!”. Gli affari per il suo settore di nicchia vanno bene. Unica nota negativa? <+cors>“Mi chiamano clienti che vengono da fuori Rimini e non trovano l’accesso all’area pedonale per colpa dei cantieri di Piazza Malatesta”<+testo_band>.
Mirco Paganelli