Ci ha sperato fino all’ultimo. Perché quando sei riserva a casa, capita spesso che il telefono squilli e che tu debba partire di fretta e furia. Questa volta, però, il suo cellulare è rimasto muto. E Giuseppe Perra ha dovuto guardare i Mondiali Usip, riservati ai corpi di polizia, da casa. A giugno, a Uboldo, in provincia di Varese, durante le qualificazioni, infatti, si era classificato secondo.
Dispiaciuto?
“E chi non lo sarebbe! Sono occasioni che nella vita capitano una, al massimo due volte, e purtroppo vedersela sfuggire così ti lascia tanto amaro in bocca”.
Anche perché l’età avanza.
“Fosse solo quella. Purtroppo cala anche la vista che in questa disciplina ha un peso specifico fondamentale (ride). Battute a parte, è vero che ci sono tanti giovani rampanti di 20-25 anni smaniosi di mettersi in mostra. Il tiro dinamico, negli ultimi tempi, ha preso piede e sta avendo un grosso sviluppo”.
Il suo, però, ha una caratteristica ben precisa.
“Esattamente, è riservato agli operatori delle forze dell’ordine”.
E lei è…?
“Faccio parte dal 1987 del corpo della polizia locale di Rimini. Sono un vigile, un pizzardone (altra risata). Essendo nato a Rimini nel 1964, quando ancora era possibile trovare qualche reperto del passaggio del fronte, mi sono fin da subito innamorato di questa pagina di storia. E di conseguenza anche delle armi. Così, quando nel 1987 mi chiamarono per fare il vigile, dissi subito di sì. Anche se, in realtà, avevo preso parte a diversi concorsi dove seppi, più avanti, di aver ottenuto buoni punteggi. Ma avevo dato la mia parola e francamente, a distanza di tanti anni, devo dire che quella fu una scelta felice”.
Da vigile ha potuto, così, iniziare il tiro dinamico.
“Venni a sapere di questa possibilità e visto che sparare mi è sempre piaciuto, mi sono informato e ho iniziato la mia avventura”.
Ci spiega velocemente di che cosa si tratta?
“È una disciplina nata negli Stati Uniti negli anni ’60, con la finalità di offrire scenari di tiro che riproducano situazioni di ingaggio reali, per consentire un adeguato addestramento al personale di polizia per lo svolgimento del servizio armato. In Italia è arrivata negli anni ’80 e ad oggi si pratica sotto l’egida di una Federazione, facente parte del CONI, che organizza un campionato nazionale federale, un campionato nazionale di Eccellenza per le armi corte (pistole) e un campionato nazionale per le armi lunghe, lisce e rigate (fucili e carabine). I campionati prevedono varie categorie per le differenti tipologie di armi, ed esprimono le squadre Nazionali che prendono parte alle competizioni continentali. Dopo quelle Americana e Russa, la Federazione Italiana è quella che vanta nel complesso il medagliere più nutrito”.
Di preciso come si svolge?
“Il tiratore, seguito passo passo dal direttore di tiro, esegue un percorso nel quale ingaggia dei bersagli cartacei, metallici o frangibili, i quali gli danno un punteggio che, tolte le penalità eventualmente commesse, va diviso per il tempo di esecuzione. Non esiste un percorso di tiro uguale ad un altro, e la velocità di esecuzione dell’esercizio, che non può però andare a scapito della precisione nel tiro, è essenziale se si vuole fare risultato”.
Lei ha vinto nel 2009, nel 2010 e nel 2018, giusto?
“Esatto, e sono arrivato secondo nel 2011, 2012, 2014, 2016 e terzo nel 2008 e nel 2017. Sono anche campione Europeo. Sempre di pistola”.
Le è mai capitata qualche situazione di lavoro dove questa disciplina le è corsa in aiuto?
“Certo! E lei lo sa bene perché è stato coinvolto insieme al suo giornale (nella foto più in basso, la pagina de ilPonte pubblicata dopo il fatto). È accaduto tutto in una sera del lontano agosto 2004. Ero di pattuglia con il mio attuale comandante quando alla radio ci avvertono che due colleghi stanno inseguendo una Lancia Y scappata a un alt e che aveva provocato un grave incidente sul lungomare. Noi la intercettiamo lungo via Roma e da lì inizia un inseguimento fino alla Superstrada di San Marino. All’altezza dello svincolo con Sant’Aquilina, la Lancia gira a destra. I miei colleghi la seguono mentre noi proseguiamo dritti. Proprio sotto il museo dell’aviazione c’è uno spazio verde. Ricordo che scesi dalla macchina, mi appostai in un luogo dove avevo la visuale libera e aspettai l’arrivo della Y. Durante l’inseguimento si era parlato della possibilità che su quella macchina ci fosse ‘Lupo’ Liboni che qualche tempo prima, a Pereto, aveva ucciso un carabinieri. Potete capire il mio stato d’animo. Quando la Lancia arrivò, presi la mira e sparai un colpo colpendo la ruota posteriore sinistra. La macchina fece una decina di metri e poi si fermò. Solo dopo sapemmo che alla guida c’era una donna con problemi psichiatrici. In quell’occasione il mio sport mi servì moltissimo. Ecco perché suggerisco a tutti gli operatori delle forze dell’ordine, o almeno a quelli che maneggiano un’arma, di provare il tiro dinamico”.