Basta dare uno sguardo alle vetrine in centro storico, a Rimini, per avere un rapido colpo d’occhio della situazione economica attuale. Il commercio, il settore numericamente più significativo in provincia con le sue 9.361 imprese (il 26,4% del totale) riflette con le sue oscillazioni il trend di una crisi che tenta di riprendersi, seppur con molto affanno. C’è – è vero – qualche spiraglio con l’investimento sul territorio di marchi prestigiosi – Max Mara è uno di quelli che recentemente hanno fatto più notizia – ma c’è al tempo stesso un numero elevato di negozi che non hanno potuto fare altro che chiudere baracca e burattini. Specie nell’abbigliamento. Al contrario, spuntano nuove gelaterie, piccole gastronomie e botteghe, anche gestite da imprenditori stranieri. Ma molte nuove attività non durano più di una stagione.
Secondo i dati di Movimprese del 1° trimestre 2014, in provincia ben 1.441 imprese hanno chiuso i battenti da gennaio a marzo, a fronte di 863 nuove iscrizioni alla Camera di Commercio. Il saldo complessivo delle imprese attive scende a 34.792 contro le 35.517 del 1° trimestre 2013 (-125) ma quello che più preoccupa è che mentre le cessazioni continuano ad aumentare con un peggioramento notevole nell’ultimo anno (da 1.159 nel 1° trimestre 2012 a 1.179 nello stesso periodo 2013 fino a 1.441 oggi) le nuove iscrizioni rallentano (da 1.026 a 1.051 a 863 nel 1° trimestre 2014). “L’incertezza nazionale resta elevata e induce anche a livello locale a rimandare nuovi progetti imprenditoriali” commentano dagli uffici della Provincia. Aggiungendo che “i segnali positivi sono ancora troppo isolati per formare un quadro di ripresa solido e coerente”. È il caso dell’artigianato dove rallentano le cessazioni (407 contro le 458 del 1° trimestre 2013) ma il saldo resta in perdita (10.203 le imprese attive in provincia contro le 10.374 di un anno prima).
Sono numeri che però vanno analizzati in un contesto più ampio. Secondo i dati Movimprese si registrano saldi negativi fra iscrizioni e cessazioni in tutte le quattro macroaree geografiche del BelPaese (nord-ovest, nord-est, centro e sud-isole). Solo nel nord-est (nostro contesto di riferimento) sono venute a mancare negli ultimi tre mesi più di 6mila aziende. In Emilia Romagna le cessazioni sono state 11.750, le iscrizioni 9.275 e nell’artigianato va ancora peggio con uno dei saldi peggiori a livello nazionale (-1.393 imprese). In tutte le province della regione le chiusure superano le nuove attività ma a Rimini il saldo (-578) è il più pesante tra le “cugine” romagnole (a Forlì-Cesena -224, a Ravenna -238).
I settori. Sul mattone la crisi pesa ancora come un macigno stando alle 5.339 imprese di costruzioni attive al 31 marzo 2014 contro le 5.526 di un anno prima (-187). Male anche agricoltura, silvicoltura e pesca (-195) e commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazioni di autoveicoli e motocicli (-238 imprese attive).
Stando ai dati della Camera di Commercio di Rimini del 2013, per alberghi e strutture simili le chiusure sono state 129, le iscrizioni appena 39 e negativo è anche il bilancio delle imprese attive rispetto al 2011 (-2,6%). Soffrono anche il commercio al dettaglio ambulante di prodotti, tessili, abbigliamento e calzature dove le cessazioni sono il triplo delle iscrizioni (73 contro 25) e il calo negli ultimi due anni è del 9,4%, e il commercio ambulante di altri prodotti (30 iscrizioni contro 70 chiusure per un calo del 7% rispetto al 2011). Salta all’occhio anche la categoria coltivazione di cereali (riso escluso) e legumi (25 contro 128 e -10%). Ristoranti e bar, pur registrando un numero significativo di cessazioni rispetto alle nuove aperture, mantengono un saldo finale complessivo a testimonianza dell’altissimo numero di imprese attive e dell’estrema vivacità del settore. Ristoranti e attività di ristorazione mobile hanno avuto 98 iscrizioni e 145 chiusure ma la variazione 2011-2013 è comunque del +1,4%. Bar ed esercizi simili senza cucina, con 82 iscrizioni e 111 cessazioni segnano un +4%. La conferma arriva dall’Ufficio Studi della Confcommercio di Rimini. “Mentre nel commercio al dettaglio, specie nell’abbigliamento e oggettistica, un negozio chiuso tende a restare sfitto per molto tempo, nei pubblici esercizi le nuove aperture bilanciano velocemente le cessazioni”. Note positive si registrano invece per attività di gastronomia e commercio elettronico, un settore – quest’ultimo – in linea con l’aumento in controtendenza delle vendite on line. Non a caso Confcommercio ha aperto anche un portale di prenotazione on line – confecommercio.it – per i propri associati.
Dall’ufficio “Mettersi in Proprio” di Cna registrano invece un aumento dell’interesse degli aspiranti imprenditori verso le gastronomie specializzate in prodotti senza glutine o 100% vegetali.
Alessandra Leardini