Dobbiamo ascoltare i giovani! Se nella società o nella comunità cristiana vogliamo far succedere qualcosa di nuovo, dobbiamo lasciare spazio a loro, perché persone nuove possano agire. È l’appello che i parroci di Riccione hanno lanciato in occasione della festa del patrono San Martino, che quest’anno ha celebrato il suo ottocentesimo anniversario. Giovani al centro, dunque, sostegno a loro nel campo educativo e socio/culturale. L’hanno rimarcato i preti, ma anche il vescovo Francesco Lambiasi nell’incontro con l’Amministrazione comunale, sindaco in testa, e le autorità, che ha preceduto la messa. Un momento di ascolto e di condivisione, introdotto da don Antonio Moro, durante il quale è stato sottolineato il valore del Campus Universitario di Rimini per il quale è stato chiesto un sostegno attivo. L’ha espresso a chiare lettere il Vescovo che ha rivolto un forte appello alle istituzioni.
<+cors>“Sosteniamo l’Università di Rimini. – ha detto – La Chiesa riminese si è molto impegnata nel sostenerla. Occorre che tutti i soggetti istituzionali non lascino da sola Rimini, ma che ci sia un forte impegno per farla crescere. Se non l’appoggiamo rischia di finire nel baratro, nell’abisso”.
Un implicito messaggio lanciato nella città che di recente, in Consiglio comunale, a maggioranza, ha approvato il piano che prevede la dismissione da una serie di aziende partecipate, tra le quali UniRimini. Ma di questo, sotto il manto di San Martino, non è stato fatto accenno.
“Come parroci ci sentiamo in sintonia con quello che ha espresso il professore Stefano Zamagni nell’intervista pubblicata sul settimanale cattolico ilPonte dello scorso 21 settembre”.
E ne ha riportato il contenuto centrale, sottolineando la valenza formativa ed educativa dell’ateneo.
“Per un territorio la presenza dell’Università è un fattore propulsivo di sviluppo economico ma soprattutto di progresso sociale… L’ultima indagine commissionata da UniRimini (nel 2015) stimava in un impatto economico tra i 14 e i 17 milioni di euro la presenza dell’università per la provincia”. Di conseguenza “è nell’interesse di tutto il territorio che l’Università, a Rimini, non solo ci sia, ma che si consolidi e cresca ulteriormente. È necessario il sostegno della società civile, e non si tratta di elemosina: la valutazione dell’impatto sociale lo deve dimostrare. Il mancato appoggio di enti e istituzioni, associazioni e imprese private al Campus mette a repentaglio l’esistenza stessa dell’Università…”.
Nel campo educativo, intanto il sostegno delle parrocchie ai giovani passa attraverso le esperienze dell’Azione Cattolica, gruppo scout Riccione 1, convivenze per gli adolescenti, Punto Giovane ed educatori di strada. Tra i temi caldi anche il bullismo, sempre più presente tra i ragazzi. Ai politici presenti è stato ricordato che durante la campagna elettorale le parrocchie avevano chiesto ai candidati un impegno comune contro questo fenomeno, da qui il sollecito, condiviso dai politici stessi. Nel dialogo con il sindaco, il suo vice e i consiglieri di maggioranza e minoranza, sono emerse altre necessità, come la riflessione sul bene comune, sottolineato dal Vescovo nell’introdurre l’incontro. È stata pure espressa forte preoccupazione per la scarsa partecipazione alla vita pubblica e politica dei giovani “un segnale è stata l’alta percentuale di persone che non sono andate a votare nelle ultime elezioni comunali”.
Chiesta pure attenzione verso le famiglie che vivono una fragilità educativa, dovuta a molte paure, provocate dalla società, nonché la presenza di famiglie “che testimonino che i figli sono un dono ed è bello spendere la vita per aiutarli nella loro crescita”.
Messaggi forti anche dal pulpito. Nella chiesa di San Martino gremita all’inverosimile il Vescovo ha condannato l’individualismo imperante: “C’è un mostro terribile, spaventoso che fa strage nella nostra società e che si aggira anche nelle nostre comunità, ha un nome buio e triste, si chiama individualismo. Dobbiamo prendere atto di questa pandemia, siamo una sorta di arcipelago come tanti isolotti con tanti «punti io» chiusi in questa bolla che si gonfia fino a scoppiare, mentre noi siamo fatti per vivere, camminare e soffrire insieme, la comunità fiorisce quando l’io si apre e cresce la cultura del noi”.
Un antidoto?
“Il Vangelo in tasca o in borsetta come si fa con chiavi e trucco”. Quindi il suo augurio finale: “Nell’ottavo centenario della parrocchia tutta la città possa vivere uno slancio di rinnovamento. Dedico la benedizione ai giovani nella consapevolezza che se noi adulti daremo poco, non potremmo aspettarci molto, ma se daremo molto avremo la speranza che voi ci darete tutto”.
Nives Concolino