Giovani tutti casa ed eccessi

    Buoni rapporti con i genitori, scarso interesse per la cultura, desiderio di maggior tempo libero e disincanto nel rapporto con le droghe: questi i tratti distintivi degli adolescenti riminesi emersi da uno studio di Ausl e Provincia. La ricerca è stata condotta su di un campione di circa 600 studenti dai 14 ai 19 anni (su una popolazione totale di 16.952): partendo da decine di colloqui in profondità con psicologi e dirigenti Sert, neuropsichiatri, assistenti sociali e rappresentanti delle associazione riminesi si è arrivati a redigere un questionario per i ragazzi. Le domande si soffermavano su molteplici aree: rapporti con i genitori (confidenzialità e direttiva), gestione del tempo libero, rapporti con i compagni di scuola e i pari, impegno in associazioni, volontariato.

    I genitori
    Dai dati sul rapporto con i genitori emerge una relazione affettiva forte, soprattutto delle ragazze, nei confronti dei genitori, in particolar modo della madre. È infatti la madre ad occuparsi dei figli, a preoccuparsi per il loro andamento scolastico ma anche la confidente di problemi sentimentali e sessuali (per le ragazze); questa confidenza aumenta all’aumentare del titolo di studio della madre. La figura del padre emersa dai dati è positiva anche se un po’ assente, solitamente è colui al quale si chiede del denaro. Gli adolescenti hanno un buon dialogo con i papà soprattutto quando essi hanno un elevato titolo di studio, mentre risulta difficile per gli studenti stranieri parlare con il proprio padre di scuola.

    Tempo libero
    Per quanto riguarda il tempo libero, è emerso che gli adolescenti riminesi sono molto impegnati e vorrebbero avere più tempo libero. Ciononostante è minima la quota di ragazzi iscritti ad associazioni culturali o di volontariato. La quota di quelli iscritti ad associazioni sportive invece, supera il 50%. La ricerca si è poi soffermata sulle spese dei ragazzi: nel mese precedente al questionario, ragazzi e ragazze hanno speso soprattutto per “cellulare” e uscite. Le spese in shopping , estetica e libri sono prerogativa femminile; mentre i ragazzi preferiscono spendere durante le uscite. Lo scooter è un bene in possesso di molti, ma la maggioranza dei possessori è di nazionalità italiana. Dato rilevante in fatto di cultura è che il 63,4% dei ragazzi adolescenti non spende nulla in libri, percentuale che per le ragazze si abbassa al 40%.

    Amici? Droghe?
    Sul fronte del rapporto con i coetanei, nonostante gli episodi di bullismo di attualità nazionale, la maggior parte degli intervistati riferisce di rapporti poco problematici. Situazioni di sofferenza nel rapporto con i pari emergono soprattutto dalle ragazze. Un dato critico, oltre a quello della cultura, è rappresentato dall’alta percentuale di adolescenti che dichiara di sapere dove procurarsi droga: il 40%, soprattutto per quanto riguarda la cannabis. La percentuale sale al 50% se si analizzano i dati dei giovani al V anno delle superiori. Dai dati emerge inoltre la maggior facilità nel reperire cocaina piuttosto che ecstasy.

    L’INTERVISTA
    Sembra la classica frase “sempreverde” quella che “quello adolescenziale è un periodo difficile e critico”. Anche i numeri analizzati (vedi pezzo sopra) mostrano criticità ma cosa assai più rilevante cambiamenti comportamentali e d’abitudini, ai quali non sempre riusciamo a dare interpretazioni e letture adeguate.
    Abbiamo parlato con il dottor Sergio De Vita, psicologo e psicoterapeuta, responsabile del Centro diocesano “NOI”.
    Cosa ne pensa dei dati resi pubblici da Ausl e Provincia sulla vita degli adolescenti riminesi?
    “Premetto che non conoscendo il dettaglio di questa ricerca, mi riesce difficile dare un giudizio, per cui credo di poter offrire solo delle impressioni accompagnate da personali riflessioni. Quello che sembra emergere è un quadro di assoluta normalità dei giovani riminesi: rapporti intensi con la famiglia, con gli amici, molti impegni extrascolastici di vario tipo, ecc”.
    E rispetto al rapporto con la droga? Anche quello le appare normale?
    “No. Il quadro, infatti, sembra incrinarsi non appena si parla di droga. La ricerca ci dice che il 40/50% dei ragazzi sa dove e come procurarsela, un dato che stride con il quadretto di normalità offerto dal resto della ricerca. Non è dato sapere quanti di questi, oltre a sapere dove procurarsela, effettivamente se la procurano per consumarla. Per non parlare del consumo di alcol”.
    Il quadro è quindi, a suo avviso, incompleto. Cosa andrebbe approfondito?
    “Vi sono elementi caratterizzanti l’adolescenza che non vengono indagati. Ad esempio il rapporto con la sessualità: possiamo davvero tralasciare il fatto che molti giovani, fin dalle scuola medie (13-14 anni) hanno rapporti sessuali precoci? E che dire del processo di identificazione sessuale sempre più faticoso, anche a causa di modelli e stereotipi che esaltano l’ambiguità? A me paiono temi di capitale importanza.
    Poi?
    “Un altro tema completamente assente è quello delle famiglie separate. Forse che la separazione dei genitori è irrilevante dal punto di vista emotivo e esistenziale per i nostri giovani? E il rapporto coi valori e gli ideali? Non sono forse l’adolescenza e la giovinezza i luoghi per eccellenza dove questi si formano?”.
    Sui dati riguardanti il rapporto con il denaro, cosa può dirci?
    “Anche qui manca un aspetto importante. C’è un numero sempre crescente di giovani che si dedica al gioco d’azzardo, sia online che in improvvisate bische, all’insaputa dei genitori, ai quali sottraggono spesso denaro. Parliamo di ragazzi di 15/16 anni che per procurarsi i soldi non di rado intraprendono attività illegali come lo spaccio di droga”.
    Quali conclusioni trarre dal confronto dei dati e dalla sua esperienza?
    “Il consumo di droga e di sesso dei nostri giovani, o il gioco d’azzardo, sono la spia di un malessere che non si vede: il segnale di una vita vuota e disperatamente normale. Nessuno può permettersi di annegare la propria angoscia nel consumismo, o illudersi di poter eludere la fondamentale e bruciante domanda di senso facendo surf sulla superficie della vita o cercando di riempire questo vuoto con attività adrenaliniche. Se vogliamo capire e aiutare a crescere i nostri giovani abbiamo il dovere di non chiudere gli occhi su queste cose”.

    Melania Rinaldini