C’è un legame evidente tra disuguaglianze e degrado ambientale, cresciuti e accentuatisi in questo tempo di pandemia. C’è una radice comune: un’economia malata. E l’economia si è ammalata perché l’homo sapiens è diventato homo oeconomicus: “ Individualista, calcolatore e dominatore”.
Con chiarezza, senza giri di parole, Papa Francesco è tornato mercoledì 26 agosto a sferzare tutti, soprattutto chi ha responsabilità.
Un grido affinché ciascuno acquisisca consapevolezza piena e non resti a guardare.
Continuando il ciclo di catechesi sul tema: “ Guarire il mondo”, Francesco ha dedicato la propria meditazione sul tema de “La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza”, indicando due protagonismi, quello dei giovani e quello dei territori.
I giovani. Categoria di per sé disomogenea e generica se non per il dato anagrafico, sono i primi, veri portatori di interesse della sfida che ci obbliga a “ uscire migliori” dalla pandemia. Il “contenitore” nel quale viviamo, il nostro pianeta, è oggi il Bene comune più prezioso. La 49ª Settimana Sociale dei cattolici, che stiamo preparando dedicata a “ Il Pianeta che speriamo”, è soprattutto la Settimana dei giovani. Per il tema, per la complessità delle questioni e delle soluzioni, per il loro interesse diretto, per la loro energia e il loro sguardo nuovo, per il loro diritto a progettare il proprio territorio e la Terra nella quale vivono e vivranno, nel quale vorranno far nascere la generazione successiva.
E sarà una palestra per “ ringiovanire” il nostro Paese. Il Papa pensa alle generazioni di domani, a quelle che debbono ancora nascere e dopo ancora. I giovani dovranno anche essere capaci di comporre in un unico mosaico le diversità e la pluralità delle voci, le differenti tradizioni, i carismi, le anime del mondo cattolico italiano.
L’altro protagonismo è quello dei territori. Sono i “ dove” vivono le persone e le famiglie, “dove” producono le aziende, “ dove” si sviluppano le esistenze quotidiane. I luoghi sono i primi, decisivi ambiti dell’impegno, della partecipazione. Diventano centrali gli investimenti e il coordinamento tra le amministrazioni locali, le scuole e le imprese (comprese le banche di comunità). Il 60% degli investimenti per uno sviluppo durevole e inclusivo si concentra sui territori. “(…) Mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti”, scriveva cinque anni fa Papa Francesco nella Laudato si’ (§179).
Sergio Gatti