Ci interroghiamo di solito sulle condizioni di lavoro dei giovani, ma siamo meno interessati a comprendere cosa loro pensano del lavoro. Così proiettiamo il nostro modo di vedere le cose sui comportamenti da loro assunti. La ricerca “Il ri(s)catto del presente”, condotta dall’Iref si concentra sul valore del lavoro per i giovani. Li ha coinvolti in un’indagine sui social network. Tramite un questionario è stato chiesto a circa 2.500 giovani italiani, residenti in Italia e all’estero qual è il loro atteggiamento nei confronti del lavoro. Lo scopo è capire il valore del lavoro per i giovani. Il primo risultato che pone interrogativi è la disponibilità dei giovani a derogare ad alcuni loro diritti. Molti si dichiarano disponibili a rinunciare alle ferie, a prolungare i loro orari, a lavorare i giorni festivi e così via. Però hanno una motivazione. Molti tra i partecipanti sarebbero disposti a derogare al proprio tempo per fare il lavoro dei sogni: il 40,4% sarebbe disposto a lavorare molte ore più degli altri, il 36,6% occuperebbe anche il tempo libero, pur di raggiungere la propria meta professionale. La seconda forma di deroga è di ordine salariale: il 33,2% degli intervistati sarebbe disposto a essere pagato poco, il 31,2% a lavorare gratis per un periodo. Per comprendere questo atteggiamento di rinuncia dovremmo capire che i giovani sanno di vivere una condizione di continua precarietà. Il lavoro che affrontano al momento, potrebbe essere provvisorio. Quindi non hanno problemi nel rinunciare, per un periodo, ad alcuni diritti, dato che quella che affrontano è un’esperienza a termine. Sanno che il processo di inserimento lavorativo è lungo e, quindi, ci vuole pazienza. Per i giovani il lavoro avrebbe un valore alto. Lo si comprende osservando le risposte sulla soddisfazione del lavoro. Per il 70% degli intervistati avere un buon lavoro significa due cose: avere la possibilità di esprimere sé stessi e avere tempo libero per curare la vita privata. Ad oltre venti punti percentuali di distanza ci sono guadagnare molti soldi (39,3%). È in corso a Cagliari la 48ª Settimana Sociale dei cattolici. Nell’Instrumentum laboris si accenna alla descrizione con cui Primo Levi dipingeva il muratore che detestava i nazisti, “ma quando lo mettevano a tirar su muri, li faceva dritti e solidi, non per obbedienza ma per dignità professionale”. I giovani partecipanti alla ricerca hanno consapevolezza che il lavoro è espressione della nostra dignità, ma anche impegno, sforzo, capacità di collaborare con altri, come si dice nel documento. Quello che appare è un sistema che li aiuta poco a inserirsi nel mondo lavorativo e probabilmente non si pone grandi problemi nello sfruttarli.