In occasione della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down, celebrata il 21 marzo, è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione nazionale dal titolo “Ridiculous Excuses Not To Be Inclusive”
Dal titolo il programma, quali sono le ‘scuse ridicole’ che le persone con disabilità intellettiva si sono sentite dire per essere esclusi da istruzione, sport, lavoro e altre opportunità.
CoorDown – Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down – le ha raccolte e le ha tramutate in un film dalla vena ironica e comica anche se amara, suddiviso in cinque scene. “Non è colpa tua, siamo noi a non essere preparati per portarti in gita!”; “Abbiamo già una bambina come te nel gruppo” “Abbiamo chiuso le iscrizioni proprio dieci minuti fa!”: eccone degli esempi, scuse ridicole che tentano di tagliare fuori dalla vita sociale le persone con disabilità, scuse ridicole che non sono accettabili per non essere inclusivi.
È certo detto: questi sono – possiamo dirlo – patetici sforzi per celare un atteggiamento discriminatorio. La schietta verità è che – secondo una recente indagine dell’Eurobarometro –una piccola, seppur significativa, parte della società italiana risulta ostile all’inclusione delle persone con sindrome di Down: il 9% degli italiani (+1 punto rispetto alla media Ue) non si sentirebbe a proprio agio con un/a presidente della Repubblica con disabilità; il 6% (+2 punti rispetto alla media Ue) sarebbe a disagio se dovesse interagire con un/a collega con disabilità; il 13% (+2 punti rispetto alla media Ue) non riuscirebbe ad accettare un partner con disabilità per i propri figli. I dati non mentono, è necessario un cambiamento culturale dell’intera società.
Si chiama ‘abilismo’ quel meccanismo pervasivo, insidioso e invisibile, concernente le norme che modellano le nostre idee e le rappresentazioni che abbiamo sulla disabilità. Parlare apertamente di ‘abilismo’ significa denunciare, prendere atto che i comportamenti di emarginazione arrecano svantaggi in tutti gli ambiti della vita delle persone con sindrome di Down, e non solo.
Ecco che il film “Ridiculous Excuses” si propone dunque come altro modo per non restare bloccati in congetture e pregiudizi, si fa portavoce di questo manifesto di contestazione. Sarà disponibile in esclusiva sul canale Tik Tok di CoorDown nella giornata di lancio e poi diffusa su tutte le piattaforme dell’organizzazione, canale su cui è già disponibile un vasto campionario di video che racchiudono testimonianze dirette di scuse insostenibili.
Anche Damiano Tercon, noto sui social, ha contribuito a questa iniziativa. È un ragazzo di Rimini, affetto da sindrome di Asperger, e ha voluto condividere la sua esperienza raccontando quando in autoscuola gli hanno negato l’iscrizione perché “avevano finito le automobili”!
“È arrivato il momento di abbattere anche questo muro e smascherare le false ‘buone intenzioni’ di chi per pigrizia o mancanza di comprensione ancora esclude le persone con disabilità intellettiva – spiega Antonella Falugiani, presidente di CoorDown ODV – Con questa campagna daremo spazio e voce a ragazzi, ragazze, bambini e adulti con le loro famiglie che ci racconteranno quante scuse ridicole hanno dovuto ascoltare e come hanno reagito per affermare il diritto a partecipare e a decidere su ogni aspetto della loro vita”.
“Ridiculous Excuses Not to be Inclusive” suona come un jingle che sottolinea quanto davvero questi argomenti siano assurdi, come dichiarano gli ideatori. Non sarebbe bello cantilenarlo come risposta a chi, con un sorriso finto, si inventa scuse per escludere? Sarebbe divertente, quanto assolutamente giusto e pertinente.