“La mattina del 2 maggio viene trovato l’avvocato Sergio Gironi con un’accetta piantata nel cervello…”. Inizia così il “giallo semi-serio” scritto e interpretato da Giorgio Ganzerli e andato in scena al Teatro Villa di San Clemente.
Modenese di nascita e amante di Thomas Bernhard per formazione, il suo volto non è estraneo ai cultori della comicità surreale, raffinata e mai banale. Sul suo curriculum, dopo anni di lavoro teatrale in collaborazione con Quelli di Grock, incontriamo programmi tv ben noti ai più, vedi Scorie, l’ottimo Glob, Convenscion e Zelig. Ma non se n’è mai dimenticato del teatro ed anzi si è smarcato dal “tipo fisso” comico con cui era conosciuto. Eccolo allora intraprendere una carriera “drammatica” a tutti gli effetti. Padre-orco in Ti voglio bene più di Dio di M. Sorrentino e agente speciale nella pièce di B. Keeffe Sospetti (SOS), Ovvero omicidi e razzismo nell’Inghilterra tatcheriana. “Un attore non può essere solo comico o solo drammatico. Deve saper recitare e farlo bene. Può venir meglio una parte piuttosto che l’altra, ma, in generale, più che orientarmi sul genere valuto il testo, se mi piace o meno” Ganzerli dixit. Veniamo così a Con un’accetta piantata nel cervello il testo/spettacolo con cui l’autore ha intrattenuto il pubblico per più di un’ora. (Merito al Teatro Villa, che sarà anche un Teatro “scomodo” logisticamente parlando, ma come certi Apache dei film western resiste e spesso e volentieri si porta a casa importanti vittorie). È un noir, con ingredienti ben precisi: l’ispettore, il whisky, le sigarette, le donne fatali… Ma il sottotitolo parla di giallo semi-serio. Dunque c’è dell’altro. La comicità. Tanta e nella forma di “ganzerlismi” DOC che lardellano tutto lo spettacolo e tanto divertono i presenti. Il suo testo è una vera chicca ad orologeria.
Come nasce il testo dello spettacolo? Ha tenuto in considerazione punti di riferimento (letterari, cinematografici o altro)?
“Il testo nasce a puntate. Ogni due giovedì si tiene il Cafè Bandini presso il circolo Ohibo a Milano. È lì che ha avuto inizio il tutto. Ogni sera leggevo una puntata per capire se il testo funzionava e devo dire che funzionava. Il tutto è durato una decina di puntate. Unito, modificato, tagliato, alla fine ne è nato uno spettacolo. Ho scelto il noir per due motivi: mi piacciono i noir ed è un genere che ti permette di usare la comicità all’interno di una storia. I miei punti di riferimento sono George Simenon e Raymond Chandler. Il primo è il creatore dell’ispettore Maigret il secondo dell’investigatore privato Marlow. Simenon è malinconico, cinico e si aggira in ambienti spesso ai margini della società. Mi piace il suo stile asciutto, non una parola di più non una parola di meno. Nei libri di Chandler invece sono sempre presenti femmine fatali e personaggi sopra le righe. Mi piace molto il suo stile ironico e colorito”.
Su cosa le piacerebbe lavorare in futuro, parlando di testi non originali?
“Mi piace raccontare storie. Con un’accetta piantata nel cervello fa parte di una trilogia noir. Infatti ho già scritto altri due monologhi: una crime story, Una tranquilla rapina in banca e una spy story, Assetati d’amore”.
Era già stato a Rimini per altri spettacoli? Ha riscontrato differenze tra l’accoglienza di un pubblico di provincia rispetto a una città come può essere Milano?
“In Romagna sono stato anni fa con spettacoli molto diversi, cabarettistici e più diretti. Questo è uno spettacolo diverso dal solito quindi non riesco a fare un confronto. Comunque al Teatro Villa ho notato molta attenzione”.
Da addetto ai lavori, come giudica la situazione comica attuale?
“Domanda difficile dove il rischio di dire banalità e luoghi comuni è altissimo. Credo che la comicità sia dettata da esigenze televisive con i suoi pro e i suoi contro. Mi sembra che il cabaret stia pagando questo sfruttamento ai danni dei comici e del genere ma uscire da queste dinamiche è difficile soprattutto quando hai un affitto o un mutuo da pagare”<+testo_band>.
Alessandro Ciacci