PALLANUOTO, IL PERSONAGGIO. La giovanissima riminese fa parte della gloriosa Rari Nantes Bologna. “Una grande soddisfazione che mi ripaga di tutti i sacrifici. Un enorme grazie a mio padre Carlo e a mia mamma Christine”
Segna. E tanto. Regala assist come fossero cioccolatini.
E con le sue controfughe è capace di spezzare in due la squadra avversaria. E il bello è che lo fa con una naturalezza disarmante.
Indossando la calottina dell’Under 16, dell’Under 18 e, addirittura, della prima squadra, la gloriosa Rari Nantes Bologna, che gioca nel massimo campionato di pallanuoto italiano.
Lei è Giada Gnassi e la sua carta d’identità dice che è nata a Rimini il 7 giugno del 2008. Sì, sì avete letto proprio bene: 2008. Il che significa che ha appena 14 anni!
Giada, per prima cosa, tantissimi complimenti per il tuo esordio in serie A.
“Grazie mille, è stato davvero qualcosa di fantastico perché totalmente inaspettato. E proprio per questo volevo dire un grande grazie ai miei allenatori: Andrea Posterivo, Francesco Boccia e Valeria Lenzi, senza di loro questo sogno non si sarebbe mai avverato. Quando sono entrata in acqua ho ripensato a questi sei anni di grandi sacrifici. Di pomeriggi trascorsi in auto in giro per l’A14 mangiandomi un panino subito dopo scuola. Di
serate trascorse sui libri. Di alzatacce per preparare interrogazioni e compiti. Spero tanto che sia solo l’inizio”.
Ci racconti come mai hai scelto proprio la pallanuoto? Di solito, alla tua età, si gioca soprattutto a palla, sì, ma a… volo.
“Ah ma no, prima di scendere in acqua ho praticato altri sport. Però nessuno mi ha preso. Non sono riuscita a entusiasmarmi con nulla. Poi, nel settembre del 2016, sono andata a un open day di pallanuoto nella piscina di Riccione. E lì è scoccata subito la scintilla. Mi sono bastati davvero pochi minuti per capire che quello era il mio sport. E così ho iniziato”.
Ma a 8 anni che cos’è che ti è piaciuto così tanto?
“Tutto. Il fatto che sei in acqua, e a me piace tantissimo. Il fatto che giochi in una squadra e che quindi non sei sola e che, proprio per questo, condividi con altre persone quello che stai facendo. Ci alleniamo tutte per arrivare allo stesso risultato e ci si dà una mano nei momenti di sconforto”.
Ma la tua settimana tipo qual è?
“Fortunatamente la società mi ha dato la possibilità di allenarmi vicino a casa. E così, quattro giorni su sette, sono a Riccione. Gli altri due, invece, vado a Bologna”.
E come ci vai, in treno?
“No. Mi portano o mio padre Carlo o mia mamma Christine”.
Un bel sacrificio anche per loro.
“Esattamente, proprio per questo non finirò
mai di ringraziarli perché se è arrivata questa convocazione in serie A e addirittura l’esordio, è tutto grazie a loro e al fatto che abbiamo assecondato la mia voglia di giocare a pallanuoto”.
A proposito, in che ruolo giochi?
“Ala. Mi piace far gol, ma soprattutto fare assist”.
E a scuola?
“Devo ringraziare i professori della ID del liceo Einstein che sono molto comprensivi”.