Purtroppo è vero. Le cronache di ogni giorno ce ne danno conferma. Oggi viviamo un’emergenza educativa. E non riguarda i ragazzi, quanto piuttosto i loro genitori. Il fatto di Foggia, dove un papà ha picchiato un professore perché aveva rimproverato il figlio, ne è la quotidiana riprova. Mentre il tg raccontava il fatto, mi è venuto in mente quando i miei educatori avvertirono i genitori di una ragazzina, che da un po’ non veniva più in parrocchia, perché si era aggregata ad un gruppo di giovani molto più grandi di lei. Le sue amiche avevano avvertito che in quel gruppo giravano alcol e spinelli. Invece di verificare se le cose raccontate fossero vere, i genitori si erano scagliati contro gli educatori dicendo: “Nostra figlia ci aveva avvertito che c’è qualcuno che in parrocchia spaccia…”.
Del resto chi educa, dalla scuola alla parrocchia, allo sport, sa quanto sia complicato oggi il rapporto con i genitori, che rinunciando al loro ruolo, vivono atteggiamenti di totale immedesimazione emotiva nei figli. I ragazzi così godono di una “protezione” che non ha nulla di educativo e che li fa crescere in una totale deresponsabilizzazione rispetto alla vita reale. Che invece è un’altra cosa.
Genitori che non sembrano interessati a cosa serve per la crescita dei figli dal punto di vista educativo, ma a cosa servirà per renderli felici, cosa creerà più benessere, partendo dal presupposto, educativamente assurdo, che vadano rimossi gli ostacoli per rendere più facile la loro vita. Capita così che il bambino dà dello scemo al nonno e la mamma faccia finta di nulla; decide quel che farà nel pomeriggio; non avrà limiti nell’uso dello smarphone, “necessario” anche quando ancora non sa né leggere, né scrivere; terrà accesa la tv in camera di notte; se vorrà qualcosa basterà minacciare un po’ di capricci… Quando poi capita che non ce la fa più, e il vaso è davvero colmo, il genitore ricorre alle urla, inevitabili nel momento in cui la funzione educativa ha perso ogni credibilità. Genitori che hanno perso tutta la loro autorità, confondendosi nel ruolo di amiconi, nella vana e assurda proposizione di una giovinezza che non finisce mai. Gli studi oggi spiegano che con i ragazzi oggi funzionano meglio i nonni, anche perché sono facilmente riconoscibili nel loro ruolo. I genitori non ci sono più. Esiste un antidoto a tutto questo? Aiutare i genitori ad essere se stessi. Ammettere questa necessità è il grande cambiamento che può permettere di affrontare nuove sfide. Scuole di Genitori e sportelli di sostegno pedagogico alla genitorialità possono rappresentare una risposta importante e concreta. Ma prima di scuole e sostegni è fondamentale che i genitori riprendano il loro posto di… genitori.
Giovanni Tonelli