C’erano una volta due ragazzini, Tim e Johnny, che adoravano una serie tv stravagante e anomala, composta da ben 1225 episodi andati in onda tra il 1966 e il 1972. La serie era Dark Shadows, creata da Dan Curtis, i due ragazzini oggi sono famosi e rispondono ai nomi di Tim Burton e Johnny Depp ed era inevitabile che si incontrassero ancora una volta (è l’ottava) per un film ispirato alla serie, una sorta di soap opera bizzarra popolata da vampiri, streghe, fantasmi e licantropi.
Così Dark Shadows, scritto dal giovane Seth Grahame-Smith, racconta la vicenda di Barnabas Collins (inevitabile che a vestire i panni del curioso personaggio fosse Depp), trasformato in vampiro e rinchiuso in una bara da una seducente strega (Eva Green) innamorata del giovanotto che però non riesce a conquistare, visto che lui ha concesso il suo cuore ad un’altra (a cui è riservata fine tragica). Duecento anni dopo, nel 1972, la bara viene ritrovata e il vampiro si risveglia in un’era diversa per lui: incontrati i discendenti della sua famiglia, Barnabas è deciso a proteggerli, dato che la strega è decisa a conquistare tutto il villaggio un tempo creato proprio dai Collins.
Dark Shadows è mix intrigante di gotico, dark, horror e umorismo, dove le risate si mescolano al sangue, le citazioni d’epoca alle trovate estetiche tipicamente burtoniane (la casa dei Collins richiama più di una volta il maniero di Edward mani di forbice) e la musica dei seventies gioca un piacevole effetto retrò.
Burton con questo materiale ci va a nozze e coinvolge il suo attore preferito (e la compagna Helena Bonham Carter), richiama in servizio Michelle Pfeiffer vent’anni dopo Batman: il ritorno, e fa divertire tanto il pubblico, pur accusando, perdonato, qualche incertezza di racconto.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani