Proposti alla Sala Ressi e affidati a ottimi interpreti brani dal David, l’opera più famosa del compositore cui è dedicato il teatro di Rimini
RIMINI, 14 novembre 2021 – Per molti Amintore Galli è soprattutto l’autore dell’Inno dei lavoratori sulle parole di Filippo Turati, anche se studi più recenti lo attribuiscono al compositore amerino Zenone Mattei. Pochi sanno invece che Galli, nato a Talamello nel 1845 (ma le sue origini vengono rivendicate, in una querelle che si trascina da anni, pure da Perticara) e trasferitosi giovanissimo a Milano per studiare, è un poliedrico musicista: autore di opere, pagine vocali e strumentali, raffinato trascrittore per pianoforte, teorico e didatta, critico e saggista, vero e proprio iniziatore della musicologia divulgativa. Senza dimenticare, poi, la sua fondamentale consulenza per Sonzogno, la casa editrice musicale che a Milano insidiava il monopolio di Ricordi. A questo proposito c’è chi gli rimprovera di non aver avuto fiuto sufficiente a individuare opere che poi sarebbero diventati successi clamorosi, come Andrea Chénier di Giordano; o di aver chiuso la porta in faccia al giovane Puccini, che nel 1883 presentò proprio al “concorso Sonzogno” la sua prima opera, Le Villi, ma non venne neppure preso in considerazione da chi doveva valutarla (peraltro si trattava di un manoscritto disordinato e dalla grafia illeggibile), favorendo così il passaggio alla scuderia rivale, Ricordi, di cui divenne l’astro. Sta di fatto che il Teatro Vittorio Emanuele di Rimini, seppure ormai inagibile per le devastazioni della guerra, venne intitolato a lui nel 1947 e, a tutt’oggi, ha mantenuto il suo nome.
Doveroso, dunque, rendergli omaggio – Galli a Rimini poi morirà, nel 1919 – attraverso una maratona di due giorni, volta a esplorare i diversi aspetti della sua attività. Sabato 13, durante una conferenza, sono stati messi in luce i molteplici fronti su cui era impegnato, seguita dall’esecuzione di una Sonata del 1912 di Carlo Bersani, musicista cesenate legato da sincera amicizia a Galli, e molto ben valorizzata dal pianista Antonio D’Abramo. Il giorno successivo è stato invece dedicato al solo ascolto musicale. La scelta si è concentrata sulla sua opera più celebre, e certamente meritevole di una riscoperta: David, andata in scena al Teatro Lirico di Milano nel 1904 – in verità senza troppo successo – ed eseguita poi, con esiti assai più favorevoli, in altre città, Rimini compresa (1907): la partitura non sembra più rintracciabile, ma rimane lo spartito per voce e piano.
Protagonisti tre cantanti di primo livello, accompagnati dall’esperta pianista Catia Capua: la vocalità di Galli è estremamente impegnativa, appoggiandosi su una scrittura molto elaborata e richiede, al tempo stesso, una potenza sonora pari alle opere veriste di quegli anni. Sotto questo aspetto, è apparso molto stimolante l’inserimento, in appendice, anche di brani di Mascagni e Giordano: un modo per giudicare quanto Galli prenda atto della lezione del verismo e quanto, invece, se ne sganci. La scelta della sala Ressi, con la sua acustica riverberante, purtroppo, è apparsa poco indovinata e ha penalizzato tre voci importanti, limitando anche la corretta percezione sonora da parte del pubblico.
Il tenore Danilo Formaggia, nella parte di David, ha affrontato con assoluta sicurezza una tessitura scomoda e insidiosa, riuscendo a mantenere una stabilità di suono davvero sorprendente: doti poi confermate nella splendida aria Dolce notte misteriosa dalla Marcella di Giordano. Iano Tamar, soprano drammatico di notevole estensione, ha autorevolmente rappresentato il lato femminile del triangolo vocale, completato poi da Vittorio Vitelli, baritono dal timbro bellissimo. A lui è anche spettato il brano di gran lunga più popolare del programma: Nemico della patria, dall’Andrea Chénier. Nella seconda parte del concerto è poi toccato nuovamente ad Antonio D’Abramo proporre, con la massima fluidità e scorrevolezza, un’ampia selezione pianistica di pagine non solo di Galli, ma pure dei suoi più celebri contemporanei (comprese le trascrizioni di famosi intermezzi mascagnani).
Resta il desiderio di ascoltare il David nella sua interezza. Nell’attesa, magari, di una registrazione discografica.
Giulia Vannoni