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Fuori Far West

Era il 1990. Chiusa la stagione turistica, scrissi nel Tama n. 362 una lettera aperta al Questore di Forlì, dichiarandomi certo che, nel suo consueto bilancio autunnale, egli avrebbe ribadito un’opinione già espressa negli ultimi anni: in Riviera non esistono fenomeni mafiosi. Per lui non c’era la grande criminalità, ammetteva soltanto che c’era quella piccola. Le statistiche gli davano ragione. A Riccione, in giugno, era stato arrestato per un furto d’auto uno slavo pluriomicida. Il reo subì il processo sorridendo, e dopo la condanna ottenne la giusta libertà provvisoria. Per poter poi ammazzare sembra altre sei persone, in due tornate. Lo slavo aveva una base tra Rimini e Santarcangelo. A Rimini era già stato arrestato. Secondo il suo avvocato, era un tipo che si notava per “il petto coperto da spaventose cicatrici”. Forse per pudicizia, nessuno lo aveva mai fotografato ”nature”, prendendo nota di quei ”segni particolari” tanto evidenti. Il ’grande’ delinquente (che uccise lontano dalla Riviera), finì nelle nostre statistiche della ’piccola’ criminalità, a causa d’un furto d’auto.
L’impressione, in questa chiusura d’estate del 2012, è che ci troviamo davanti allo stesso copione. Il prefetto di Rimini il 28 agosto, dopo gli spari con tentato omicidio di un tunisino al ponte dei Mille, parlava di episodi “gravi ma isolati”. Rifiutando le statistiche giornalistiche che mettono Rimini al secondo posto in Italia per numero di crimini denunciati nel 2011, sottolineava giustamente che con il turismo aumenta la gente, e si sa come oggi vanno le cose. Da vecchio, inutile cronista aggiungo che il turismo ha sempre portato gente in città, ma una volta non faceva aumentare i crimini come ora.
Adesso per quel tentato omicidio sembra aperta una nuova pista, dopo che il 2 settembre al Covignano è stato ucciso un tassista di 55 anni. Il presunto killer è sotto osservazione anche per l’episodio del ponte dei Mille e gli spari esplosi contro un omosessuale alla vecchia Cava. Tutto questo ovviamente non significa nulla, sono soltanto notizie che vagano nell’aria. Il 28 agosto il prefetto assicurava i cronisti che, per gli spari al ponte ed alla cava, gli investigatori erano a buon punto. E concludeva: “Non voglio nascondere che da parte dei cittadini la percezione della sicurezza è cambiata”, ma non siamo nel Far West. Forse a Rimini si è imposto il modello milanese di spaccio di droga, libero ed aperto, come sa bene la Polizia meneghina.

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Antonio Montanari<7/b>