Facciamoci un regalo in quest’estate afosa. No, non parlo di un ventilatore (che sarebbe comunque gradito), ma di qualche piccolo gesto di misericordia in questo Anno santo.
Del resto misericordia non può essere una parola astratta. A quel maestro delle legge che gli chiedeva chi è il mio prossimo, Gesù racconta la storia del Samaritano che soccorre un colpito dai ladroni. Misericordia è un volto da riconoscere, un corpo da abbracciare, una lacrima da sciugare, un sorriso da condividere. Gesù ha sempre accompagnato la parola con dei gesti. Tutti i segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, dei poveri, degli esclusi, dei piccoli come i bambini e gli ammalati, sono sempre all’insegna della misericordia. Gesù guarisce il corpo e prima ancora il cuore.
Anche se tante volte le sue parole sono state dure e scomode, mai Gesù ha usato una lingua di disprezzo, di condanna personale, ma sempre ha invitato al rinnovamento del cuore e della vita. Il perdono è l’arma d’attacco che preferisce, perché disarma l’avversario nella sua logica di violenza. E apre alla speranza che qualcosa possa cambiare da questo scambio misto di rancori, paure e rabbia, che genera solo nuova violenza e infelicità.
E quando incontri davvero la sofferenza nel volto di un fratello e di un amico riscopri la tua debolezza, la tua fragilità e il bisogno profondo, vitale, di sentirti parte di un’umanità che Gesù chiama fraternità.
Riscoprire il volto dell’altro, nel mare attuale dell’indifferenza, rigenera al gusto della vita.
Ecco perché la misericordia è un progetto di cambiamento, e non per gente dal cuore “debole” o buonista, ma capace di “leggere” la storia, con fortezza e apertura e diventarne protagonista, nella speranza.
Ma poiché anche il più grande e splendido dei monumenti è fatto di tanti piccoli mattoni, incominciamo con mettere il nostro. Ecco dunque sette proposte, per arricchere di uno sguardo di “umanità” il nostro quotidiano.
1. Ridare il saluto alla persona verso cui senti rancore.
2. Offrire un sorriso a chi sai che ti giudica male.
3. Spendere un momento e stringere la mano a coloro che si sentono discriminati.
4. Donare un abbraccio a chi si sente ferito. Anche con una telefonata.
5. Porgere la mano a coloro che si sentono fragili. Non è tempo buttato via.
6. Rivolgere una parola di solidarietà a chi si sente solo e abbandonato.
7. Fermarsi a guardare il volto dell’altro che incontri ogni giorno pensando che è il volto di Dio incarnato per te.
Fa’ queste cose e ne godrai certamente.
Giovanni Tonelli