“Il primo dono che come presbiterio diocesano siamo chiamati ad offrire ai nostri fratelli e sorelle battezzati, e in particolare ai fedeli che ci sono stati affidati è la testimonianza della nostra comunione fraterna. Lo sappiamo, la comunione non è un idillio sdolcinato né un vago sentimento: è fare spazio ai fratelli, portando «i pesi gli uni degli altri», respingendo le tentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, diffidenza, gelosie”.
Così il Vescovo aveva presentato, centrando l’obiettivo, la settimana di fraternità sacerdotale in programma presso l’Oasi Sacro Cuore a due passi da Santa Chiara, ad Assisi, dal 25 al 29 novembre. Oltre sessanta i preti partecipanti. “Cosa impensabile nella gran parte delle diocesi italiane” mi è stato confidato dal direttore di un settimanale cattolico veneto al convegno Fisc a Roma pochi giorni dopo.
Un presbiterio che ha vissuto giorni frizzanti (in un’Assisi insolita e ammaliante, coperta di neve) nell’ascolto e in dialogo, in momenti di condivisione, preghiera, comunione fraterna e riflessione. Gli esercizi spirituali sono stati predicati, utilizzando anche un linguaggio multimediale da padre Giuseppe Piva, gesuita romano, che insegna teologia a Napoli.
Le serate erano programmate con film (come Babel e Le invasioni barbariche) che venivano poi ripresi nel messaggio del giorno seguente o con momenti di riflessione comune (come quello sul futuro del Seminario teologico).
Cuore della settimana la concelebrazione accanto alla tomba di San Francesco (nella fot), di prima mattina, dopo aver attraversato un’Assisi ancora silenziosa e vuota, ricoperta di un’ampio mantello bianco. Dopo la messa i sacerdoti hanno avuto il privilegio di una “visita spirituale” alla Basilica, sotto la guida magistrale di padre Maurizio Bazzoni, originario di Piacenza, Segretario custodiale del Sacro Convento di San Francesco.
Ma quali le reazioni dei sacerdoti a questa settimana di fraternità? L’abbiamo chiesto ad alcuni partecipanti.
Per don Emilio Maresi, già rettore del santuario di Bonora e oggi factotum a Morciano, sono state giornate entusiasmanti: “Bellissima la condivisione con tanti preti giovani”. Lo guardo: “C’erano parecchi preti giovani, ma non così tanti…”. Mi sorride: “Perché te non sei giovane?”. Ringrazio dall’alto dei miei 61 anni e continuo.
A tavola con me c’è don Dino Paesani, parroco di Sant’Agostino, al Centro Storico: “Mi è piaciuta la proposta di una spiritualità completa e incarnata. Il clima è stato quello di una vera condivisione sia fra noi preti che con il relatore, un clima positivo negli annunci, libero da tutto quel catastrofismo che si respira oggi, legato all’amore di Dio e alla sua misericordia”.
“Io invece respiro un clima di famiglia” scherza don Giovanni Vaccarini, parroco di Miramare, anche perché alla settimana di fraternità sono presenti anche i fratelli don Gioacchino e don Giuseppe.
La formula scelta è stata davvero interessante – interviene proprio don Giuseppe, parroco di Borghi – né esercizi spirituali, né aggiornamento, ma centrato sulla fraternità. Un grande aiuto spirituale, ed anche un momento rilassante, ricco di spazi di silenzio e di dialogo, favorito anche dallo stile di don Pino”.
Fra i partecipanti anche don Eugenio Facondini, della comunità sacerdotale della zona di Sogliano, ultimo prete ordinato a Rimini: “Avevo partecipato anche un anno fa, ma allora ero come un pesce fuor d’acqua. Quest’anno sono stato bene e sono entrato in familiarità con tutti”.
Don Fiorenzo Baldacci, parroco di Ospedaletto, è davvero contento dello stile scelto: “Gli stimoli che don Pino ci ha dato seguono uno schema innovativo degli esercizi ignaziani, partendo dalla conversione alla scelta vocazionale, attraverso un cammino interiore. Lo avverto vicino al metodo proposto da papa Francesco, cose semplici, ma profonde”.
Per don Marzio Carlini, parroco di Misano Mare, il momento più bello e arricchente “è stata la visita spirituale alla basilica di San Francesco. Fra’ Maurizio ce l’ha fatta godere e respirare nella sua profondità e bellezza”.
Don Giampaolo Bernabini, parroco di Castelvecchio, è l’infaticabile organizzatore di questo momento di fraternità: “Davvero bello il clima che quest’anno si è creato fra i preti, un clima cordiale, accogliente, di collaborazione, di fraternità operosa. Peccato per quelli che non sono potuti venire. Positiva la presentazione in chiave moderna del metodo ignaziano, con le immagini e le risonanze fra noi preti, sempre molto ricche”.
Anche per don Massimo Zonzini, parroco di Monte Colombo, la comunicazione a piccoli gruppi fra i preti è stata positiva: “Certo, siamo poco abituati a farlo, ma sono emerse cose importanti. È stato un momento molto fecondo”.
Insomma difficile trovare chi non sia stato contento. Anzi no, una critica c’è, ma non dirò di chi: “Si mangiava bene, ma come in tutte le Case dei Ritiri, le porzioni erano misuratine”. Evidentemente parole di uno che non è in dieta.
Giovanni Tonelli