Fraternità. Delle tre parole-manifesto della Rivoluzione Francese è stata certamente quella meno declinata e applicata, direi quasi dimenticata. Tutti abbiamo potuto constatare, nell’Ottocento e nel Novecento, quali siano state le conseguenze di questa eclissi della fraternità: la libertà troppo spesso e a sproposito è stata “tradotta” come libero e soggettivo arbitrio, l’uguaglianza è stata interpretata quasi esclusivamente in termini di uguaglianza formale e la mancanza di vera uguaglianza ha portato conseguenze serissime e inaccettabili, come i regimi totalitari.
Il tema del passaggio dalla solidarietà alla fraternità era stato proposto con forza al Convegno dei cattolici italiani a Firenze, ma il diluvio del populismo ne ha cancellato le tracce. Ora Papa Francesco lo rispolvera, con forza, annunciando la sua terza enciclica dal titolo Fratelli tutti. Sarà un testo sulla “fraternità e l’amicizia sociale”, ispirato dalle vicende di questo tempo di pandemia, dal quale pensavamo, illudendoci, di uscirne migliori, a poco prezzo. E Dio sa quanto oggi ne abbiamo bisogno, perché, nei momenti difficili, la paura uccide la fraternità. Per questo il gesto di Willy, intervenuto in difesa di un amico, diventa simbolo di una logica diversa. E a quel gesto abbiamo dedicato due riflessioni.
Di fraternità abbiamo bisogno come il pane, fuori e dentro la Chiesa. È il vuoto di fraternità a determinare l’individualismo sfrenato che tanti danni ha prodotto e continua a produrre a livello sociale, ambientale, economico. Causa di disuguaglianze mai viste, violenze gratuite, migrazioni di massa per fuggire da carestie e guerre – “deportazioni indotte”, le chiama don Gigi Ciotti -, sfruttamenti ambientali che avvelenano gli ecosistemi e uccidono la biodiversità.
La fraternità diventa “chiave” per costruire un umanesimo diverso.
Ma è davvero possibile, oggi, vivere da fratelli e sorelle? “Fratelli? Parola tremante nella notte” scriveva il poeta Ungaretti di fronte al dramma della Grande Guerra. E sembra davvero parola fragile di fronte alla cattiveria, la violenza, il menefreghismo, l’odio che caratterizzano questo tempo di umanità 2.0. Ma Ungaretti ci aiuta ancora nella riflessione e declina fraternità come “involontaria rivolta dell’uomo presente alla sua fragilità”.
Il termine e il suo significato sono descritti come ribellione spontanea, istintiva, all’orrore della violenza e della cattiveria. La mia umanità non può continuare a fingere e a girare lo sguardo altrove. “Sono forse custode di mio fratello?”. Il giovane Willy si è ribellato alla logica di Caino