Il badge giallo fosforescente in mostra al collo e la maglietta verde-mela fanno pensare ai tradizionali interpreti della movida riccionese. La scritta “Chi ha sete venga a me” stampigliata sulle spalle e la musica che accompagna il loro ingresso in spiaggia, indica che qualcosa non quadra. I 120 ragazzi con badge fosforescente e maglietta verde non sono il ritratto stereotipato dei vacanzieri della riviera ma i missionari dal volto giovane, jeans e infradito ai piedi che per una settimana hanno animato in maniera diversa una delle capitali delle vacanze col solleone.
“I giovani hanno bisogno di cambiare: qui non ci sono solo lo sballo e le sciocchezze, l’ostentazione del corpo. Con questa evangelizzazione ho l’occasione per dire che c’è qualcosa che va cambiato e che c’è una gioia più grande”. Da cercare e riscoprire. Petra, riccionese di 21 anni, fa parte del gruppo dei venti ragazzi “indigeni” che si sono aggregati agli amici delle Comunità Nuovi Orizzonti e Sentinelle del Mattino di Pasqua, per animare la missione sulla spiaggia e sulle strade di Riccione organizzata dalla parrocchia dell’Alba. “Tanti ragazzi ogni sera escono eccitati e spavaldi per conquistare la notte, e si ritrovano la mattina dopo defraudati di un sogno. – spiega il senso dell’iniziativa il parroco, don Franco Mastrolonardo. – Io li vedo dall’osservatorio della parrocchia, vetrina in viale Dante, alle prime ore dell’alba camminare storditi, stanchi e soprattutto tristi. Li vedo uno dietro l’altro in silenzio, muti, arrendevoli e compassionevoli”. A questi giovani il sacerdote non intende proporre giri di parole o falsi miti. “Solo Gesù è in grado di restituirvi l’anima, di tirar fuori i sogni dai cassetti, di consegnarvi la bellezza vera, quella che non tradisce e non si esaurisce”.
Via dunque alla evangelizzazione, con la Chiesa impegnata ad “annunciare Gesù ai poveri di questo mondo. Ai veri poveri, quelli che hanno perduto l’anima”.
I due milanesi sono stesi sul lettino a cuocersi: abbronzatura al pomeriggio e via di sera a rimorchiare: donne, divertimento e allegria. Quando i missionari gli si fanno incontro sorridenti, già storcono il naso. Alle prime parole “stasera, parrocchia, Messa Rock, La luce nella notte” han già girato le spalle. Oppure no. Enrico ci prova ad ascoltare: chissà, magari non è tra quelli che si sono affacciati alla porta della chiesa, ma ascoltare ha ascoltato. “Dopotutto siamo qui per far riflettere, non per demonizzare” si ripetono i missionari.
Per prepararsi alla missione, i centoventi ragazzi si sono incontrati per due giorni nei locali della parrocchia di San Lorenzo: preghiera e incontri di formazione, prima del Ferragosto.
“Siamo venuti a Riccione a testimoniare che l’amore, quello grande, esiste – spiegano in coro Enzo di Biella e Lucia di Rieti, neosposi, della comunità Nuovi Orizzonti di Roma -. Che l’eternità inizia da qui, con semplicità, umiltà. Un po’ di paura, magari del rifiuto da parte dei giovani c’era ma – concludono – nella vita si perde la faccia per tante cose, perdere la faccia per Gesù va bene”.
La scaletta quotidiana prevedeva l’alzata alle 9.30, preghiera e formazione, pranzo e riposo. Alle 15.30 la calata in spiaggia, a due a due, in cinquanta stabilimenti (tra il 130 e l’85). Alle 17 appuntamento per l’animazione: canti, balli e giochi, oltre all’esperienza di conversione di uno dei missionari.
Poi l’arriverderci per la messa delle 19.30, e per la preghiera e le confessioni notturne, dieci preti disponibili dalle 22 alle 2.30. L’ultima sera è stato presente anche il vescovo Lambiasi. In centinaia hanno lasciato una preghiera ai piedi dell’altare della chiesa.
“È un’occasione unica di incontro con Gesù, una settimana capace di stravolgere la vita. – commenta Sara, responsabile riccionese dell’evangelizzazione – Ognuno è stato inserito nel clima della missione e vivrà di persona l’effusione dello Spirito Santo”.
Accanto ai missionari, una quarantina di persone han lavorato a pieno ritmo, alla guida di Mariannina, occupandosi delle pulizie, dei pranzi e della logistica. Dodici alberghi hanno “regalato” cibo, ricoverato in otto celle frigorifere.
E i temerari della fede, quelli con il compito di animare le serate, e avvicinare i coetanei in vacanza, anche nei pub e nei luoghi di ritrovo. “Il nostro obiettivo non era fare proseliti né cercare gratificazioni umane. – assicura Katia, ingegnere riccionese, 30 anni – Chi ha incontrato Gesù Cristo lo deve raccontare. E l’annuncio rimette in discussione la tua fede, il tuo rapporto intimo con Dio”. A Riccione lo si può fare in mezzo alla gente che affolla la battigia, tra i bambini che si spruzzano con le pistole ad acqua e le mamme che guardano apprensive. Lo si può fare nella tenda bianca abitata dal dj, in maglietta verde d’ordinanza, che invita tutti a ballare sulla riva del mare e grida, al microfono, il numero di un telefono cellulare da chiamare in diretta. L’evangelizzazione “Chi ha sete venga a me” ha regalato queste ed altre immagini. Luci nella notte delle abitudini. “L’obiettivo non è demonizzare la vita mondana ma proporre uno stile di vita diverso per raggiungere la felicità”.
Paolo Guiducci
(ha collaborato Gianluca Angelini)