Non so se il nome “Viserbella” sia la contrazione di “Viserba Bella” o semplicemente un vezzeggiativo della primigenia Vis-erba (erba forte); sta di fatto che non c’è soluzione di continuità fra le due località.
Stretta fra la ferrovia ed il litorale, la parrocchia di Santa Maria Assunta di Viserbella è di recente fondazione, come del resto è breve la storia dell’intera frazione: tutto si sviluppa nel dopo guerra, con lo spopolamento massiccio dell’entroterra e la ricerca affannosa di una nuova economia e di un sospirato benessere.
Fondatore di questa parrocchia è stato mons. Luigi Santa, vescovo di Rimini, che nel 1950 ha affidato a don Guerrino Boschi il compito di costruire la chiesa e la comunità. Da don Guerrino a don Antonio (1979), per passare a don Benito Montemaggi (1984), l’attuale parroco.
E a don Benito chiediamo innanzitutto di presentarci a grandi linee la sua parrocchia e la situazione attuale.
“La nostra parrocchia, situata sul litorale nord di Rimini, oltre ad essere compressa da confini naturali, come il mare e la ferrovia, è anche stretta fra due altre parrocchie, Viserba e Torre Pedrera, che per tradizione e storia sono nel cuore degli abitanti. C’è poi da dire che, mentre le due parrocchie limitrofe hanno avuto un notevole incremento anche di edilizia residenziale, la nostra è rimasta ferma a trent’anni fa, per le scelte fatte dai piani regolatori.
In conseguenza di ciò la maggior parte delle giovani coppie sono state costrette ad emigrare nel territorio limitrofo e nell’entroterra”.
Senza sviluppo urbanistico non si ha neppure un significativo e vitale incremento demografico…
“Precisamente. Gli alberghi ci sono, ma i proprietari, se non vogliono vivere tutto l’anno nel loro albergo, devono costruire altrove la loro abitazione. Quando sono arrivato qui come parroco alla fine del 1984 c’era un migliaio di parrocchiani; dopo più di 25 anni la popolazione raggiunge oggi appena i 1600 abitanti. Ciò significa che la popolazione invecchia e non c’è ricambio generazionale. Diciassette anni fa ci hanno perfino tolto la scuola elementare, dirottando i nostri bambini su Torre Pedrera e Veserba”.
Una realtà piccola, quella che mi descrivi, ma forse, turisticamente parlando, con qualche vantaggio.
“Il vantaggio è che qui i turisti possono passare un periodo di vera tranquillità, lontani dal bulirone dei grossi centri. Per gli operatori turistici però le prospettive non sono molto rosee: ci sono negozi ed esercizi che devono chiudere per scarsità di risorse e di entrate. Quelli che si salvano è perché gestiscono familiarmente la propria attività, senza spese aggiuntive per i dipendenti”.
E dopo questo sintetico quadro sociologico della tua parrocchia passiamo a raccontarne la vita.
“Vorrei tanto poter parlare di una comunità che a Viserbella vive l’intensa esperienza della fede, raccolta intorno alla Parola di Dio e all’Eucaristia. Ma la parola comunità è una parola grossa, che richiede ancora molto cammino e molto impegno da parte di tutti noi. Accanto ai piccoli segni positivi che ci danno speranza, sentiamo pesare molto la mancanza di strutture e tradizioni che ci supportino. Non abbiamo infatti saloni capienti per ritrovarci insieme a fare festa e a esprimere un’amicizia concreta, campi sportivi o spazi liberi per i nostri bambini e ragazzi, sale e spazi per gruppi e attività ricreative e di oratorio… In seguito poi al cambio di gestione ci è venuto a mancare anche l’uso della colonia Villa Albertina, già utilizzata dalla parrocchia per otto anni”.
Ma qualche spazio, almeno per il catechismo, l’avrete sicuramente.
“Abbiamo una saletta al piano terra della canonica, niente di più. È pur vero, però, che i gruppi di catechismo sono assai piccoli e in alcuni anni (II – III elementare e II – III media) sono unificati. In totale sono una cinquantina, suddivisi in cinque gruppi. Essendo pochi i ragazzi sono pochi anche i catechisti, ma grazie a loro possiamo portare avanti questo compito fondamentale della parrocchia. Certamente mi piacerebbe molto che si aggiungesse qualche nuovo catechista, nuovo magari anche di età”.
La Chiesa è molto bella, spaziosa e accogliente. Riesci a riempirla?
“In estate sempre. In inverno a seconda delle circostanze. Quando celebriamo la messa di Prima Comunione o la Cresima, o per Natale, la chiesa è sempre piena. Per la liturgia ordinaria faccio fatica a trovare il servizio e l’aiuto adeguati, ma facciamo del nostro meglio per fare quello che si può. Durante l’estate invece possiamo contare sull’aiuto e la disponibilità di tanti bravi turisti”.
Ci è rimasto di parlare del terzo polo costitutivo di una comunità parrocchiale: la carità.
“Devo riconoscere con gioia che quando si fa appello alla sensibilità del cuore umano, per circostanze di emergenza sociale, si ottiene una risposta soddisfacente e generosa.
Come parrocchia, oltre ad alcune espressioni caritative nostre, partecipiamo alla Caritas interparrocchiale, suddividendoci alcuni compiti. Noi di Viserbella ci occupiamo soprattutto della distribuzione di indumenti per ragazzi e persone adulte”.
Catechisti, operatori Caritas, servizi vari … Penso che da queste persone disponibili si possa incominciare a costruire una comunità.
“Per fortuna devo registrare non solo opacità e difficoltà, ma anche raggi di luce che ci permettono di affrontare e portare a termine lodevolmente quei programmi e servizi indispensabili che ci fanno sentire parrocchia. Molto merito in questo lo devo riconoscere al Consiglio Pastorale Parrocchiale e al Consiglio per gli Affari economici, oltre che, naturalmente a tutti quegli Operatori che in prima persona spendono energie e competenze per il bene di tutti”.
“Viserba Bella” o “Viserba Piccola” che sia, anche Viserbella è chiamata ad esprimere la sua identità e a far risuonare la sua voce nel grande coro della nostra Chiesa diocesana.
Egidio Brigliadori