Ora che il passo verso lo smantellamento delle Province sembra sempre più vicino c’è chi avanza l’ipotesi di una mega provincia della Romagna che raccolga attorno a sé 75 comuni: 30 di Forlì-Cesena, 27 di Rimini e 18 di Ravenna. Si tratterebbe di 1milione e 100mila abitanti spalmati su oltre 5mila chilometri quadrati, dei quali il 17% è targato Rimini, con una popolazione inferiore a quella di ciascuna delle altre due di 35mila abitanti.
Le entrate di Rimini, secondo gli ultimi dati del 2011, sono pari a 86,12milioni di euro a fronte di 86,04 di spesa. Anche Forlì-Cesena registra un lieve avanzo (113,86 milioni di entrate, 113,70 milioni la spesa). In disavanzo Ravenna (105,60 e 106,05 milioni). I 468 chilometri di strade provinciali riminesi, circa la metà di quelle di Ravenna e Forlì-Cesena, comportano una spesa per la viabilità di gran lunga superiore: 26mila euro al chilometro (FC 8mila, RA 9mila).
Per ogni studente riminese, poi, si spendono in media 89 euro per la manutenzione dell’edilizia scolastica (FC 128, RA 168). Anche il numero di dipendenti è inferiore (RN 296, FC 494, RA 470); quelli riminesi costano ad ogni abitante 10 euro in meno.
Lo stock di debito della Provincia di Rimini derivante dai mutui e prestiti obbligazionari ammonta a 57milioni di euro. Il più salato è il debito di Ravenna, 134milioni di euro, che le costa il 7,52% di interessi passivi sulle entrate correnti contro il 4,66 % di Forlì-Cesena e il 4,11% di Rimini.
Chi diffida dell’idea di un “provincione” della Romagna è la Cgil di Rimini: “Sono molto contraria a questa soluzione. – afferma Elisabetta Morolli, segretario generale per la Funzione pubblica – Nonostante siano tre province con capoluoghi vicini tra loro, si tratta di realtà molto diverse. Le provincie più nuove sono nate perché i comuni non sostenevano più il carico di certi servizi. È meglio, dunque, che questi ritornino ai comuni, evitando lo spostamento del personale e mantenendo, così, i servizi sul territorio”.
Le unioni tra comuni sembrano una naturale conseguenza del superamento delle provincie. Esse permettono di mettere insieme servizi e risorse. “Ci sono incentivi importanti per le fusioni.– prosegue Morolli – I piccoli comuni non ce la fanno più a gestire certi servizi, soprattutto quelli rivolti alle persone (anziani e asili nido). L’Unione della Valconca, ad esempio, ha dato sempre delle risposte attente alle cittadinanze: ha amministrato 14 funzioni; altre 4 se ne dovranno aggiungere”.
Cosa ne sarà delle centinaia di dipendenti della Provincia? “A fine novembre abbiamo firmato un accordo con il Governo riguardo alla tutela del personale. Le nostre richieste sono state accolte. Il Governo ha assicurato che manterrà i livelli occupazionali attuali: a questi lavoratori dovrà essere garantita la stessa retribuzione”. Buone notizie anche per i 20 dipendenti a tempo determinato. <+cors>“Il loro contratto sarà prolungato per tutto il 2014. Altra nota importante riguarda l’eliminazione graduale del precariato: le amministrazioni dovranno assumere tutto il personale in graduatoria prima di fare altri concorsi”.
Mirco Paganelli