Quanto vale una firma? Già in passato avevo parlato del rischio che a forza di raccolte di firme, lo strumento stesso potesse diventare inflazionato e inevitabilmente svilirsi perdendo di autorevolezza. Soprattutto con le cosiddette petizioni online, ospitate a centinaia in portali dove quella per il bando delle periferie è a fianco di una per portare nelle sale italiane un cartone giapponese, a una per intitolare una via di Rimini a un noto personaggio appena scomparso, a una per fermare l’immigrazione e a una per non fermare l’immigrazione.
Quanto vale una firma? Per noi cresciuti nel mito della “firma leggibile”, che se non la scrivi bene poi il documento non vale, oggi è strano vedere che, anche se firmiamo gli scontrini del supermercato o facciamo firme digitali con scarabocchi che potrebbero essere il nostro nome così come quello di Napoleone Bonaparte, nessuno comunque ci fa storie perché l’importante è che la transazione sia valida e i nostri soldi passino di mano.
Quanto vale una firma? Alzi la mano chi, sottoscrivendo qualcosa, non si è mai trovato in mano dall’operatore un pacco di fogli scritti in miniatura con le croci dove mettere la firma, dando per scontato che non dobbiamo mica leggerli. ”Mi bastano un po’ di firmette e abbiamo fatto”.
Insomma, forse è il caso di fermarsi un attimo a pensare qual è oggi il valore della nostra firma. Altrimenti c’è il rischio che tra qualche anno non valga più niente. Ci metto la firma.