Dicono le statistiche che i matrimoni oggi sono in calo, sia quelli religiosi sia quelli civili. In realtà c’è una tipologia che sta prendendo piede: i matrimoni civici, ovvero quelli tra due città. Se ci si sposa meno in municipio, sono i municipi a sposarsi. Come noto, infatti, il riordino istituzionale lascerà poche risorse e competenze ai piccoli comuni, in particolare quelli sotto i 5.000 abitanti. Alcuni di questi allora hanno già deciso di intraprendere la strada per la fusione mentre altri ci stanno pensando. In questi casi, infatti, è previsto in lista nozze un bel gruzzoletto di finanziamenti, oltre a una lunga luna di miele dove non ci si deve preoccupare del patto di stabilità. C’è chi si è piaciuto subito, altri invece sembrano un po’ matrimoni di convenienza. Qualche comune ha fatto avances, ricevendo tiepide risposte da altri che rischiano di fare come la bella Lucia, che (pronunciare in toscano) tutti la vole e nessuno la pija. Magari non tutti i matrimoni quaglieranno subito, fatto sta che i piccoli comuni, e anche nella nostra provincia ce ne sono tanti, dovranno comunque prendere in considerazione l’ipotesi. Perché se lo zitello/a del paese, a parte le malelingue, può comunque avere una vita dignitosa, il paese zitello in futuro potrebbe avere la vita molto difficile.