La questione Hera, inceneritore di Raibano continua a tenere banco. Il casus belli è stato la comunicazione di Hera agli enti locali del cambio di “status” del termovalorizzatore che si trova nel territorio di Coriano (al confine con Riccione e Misano) da impianto di smaltimento in impianto di recupero energetico. Nelle ultime settimane questo cambio di dicitura ha fatto infuriare autorità locali, sindaci e comitati cittadini perché il decreto legge al quale Hera ha fatto riferimento per “cambiar nome” autorizza gli inceneritori come quello di Raibano a poter bruciare dei rifiuti che arrivano anche da altre provincie e da altre regioni. Il problema che affiora sopra tutti pare essere questo: non vogliamo rifiuti che arrivino da altri territori. Sì, perché Raibano può bruciare sino a 140mila tonnellate e negli ultimi 36 mesi se ne sono bruciati una media di 100tonnellate l’anno (secondo i dati del Comune di Coriano, mentre Hera parla di 120, 125mila tonnellate l’anno), merito della differenziata che a Rimini e provincia funziona e sta dando i suoi frutti.
E questo è quello che emerge in superficie e che ha smosso un po’ tutti sull’onda della preoccupazione e dell’emergenza. Una cosa che però è rimasta più sullo sfondo è che a partire da dicembre non sarà più possibile fare riferimento al Piano di Rifiuti provinciale che di fatto blinda il rapporto tra Hera e i territori provinciali. In questo Piano, infatti, si esplicita – nero su bianco – che Hera non può portare dentro l’inceneritore di Raibano rifiuti che non siano prodotti dentro la provincia. Da dicembre questo non vale più e la gestione del piano rifiuti passerà in mano alla Regione. Tutti in campo e palla al centro.
È per questo motivo che il sindaco di Coriano Mimma Spinelli ha scritto di suo pugno a Vasco Errani, per “cercare di bloccare il limite dei rifiuti che possono confluire nell’inceneritore a 100mila tonnellate. Infatti se il limite rimanesse a 140mila tonnellate arriverebbero sicuramente dei rifiuti da fuori. E non sarebbe davvero cosa gradita. Pensiamo sia alla salute dei cittadini e del territorio che agli sforzi fatti per la differenziata”. Gli sforzi di cui parla la Spinelli sono sforzi soprattutto economici. Fare la differenzia, infatti, ha un alto costo per i Comuni, e se a questo aggiungiamo che stiamo parlando di Coriano, un comune recentemente commissariato proprio per i buchi di bilancio si può comprendere lo sforzo. “Se si palesasse una situazione di questo tipo – continua la Spinelli – se quelle 30mila tonnellate in più dovessero arrivare da fuori, penalizzando lo sforzo del Comune e dei miei cittadini, allora chiederò a tutti i corianesi di non fare più la differenziata”. Morale della favola, se proprio dobbiamo bruciare, bruciamo i nostri panni sporchi e non quelli degli altri.
Raibano è salita ai piani alti, il Presidente della Provincia, Stefano Vitali, insieme ai sindaci dei territori confinanti e altri sindaci della Regione è pure arrivato a sollevare la questione davanti al Ministro dell’Ambiente Orlando e al Ministro dello Sviluppo economico Zanonato.
Intanto i comuni più interessati si sono mossi con azioni di carattere economico ma dal forte valore simbolico, come Riccione che ha dichiarato di voler vendere le sue azioni Hera.
Il sindaco Massimo Pironi ha annunciato la vendita delle azioni della Spa che ammontano a 7/8milioni di euro. Un passo importante e strategico. Il Comune, infatti, rinunciando alla sua quota societaria, sarà più libero di agire e, di conseguenza, di trattare Hera come altri gestori degli stessi servizi. Riccione al momento se ne serve per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, per la depurazione dell’acqua e per la gestione della pubblica illuminazione. Attività che, con il nuovo bando in fase di preparazione, potrebbero passare a un’altra azienda concorrente. Pironi conferma: “avvieremo il processo di vendita delle azioni di Hera. Questa è la strada da percorrere”. Anche la Spinelli sta cercando di percorrere questa strada.
D’altra parte, a che pro rimanere soci, si osserva in maggioranza e opposizione, se in sede decisionale i comuni non hanno peso? Lo dicono diversi consiglieri comunali, a partire dal capogruppo del Pd, Mauro Villa, che ha sollecitato la vendita delle azioni durante la seduta di giovedì 22/11. Quella che con 29 voti favorevoli ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno che dice no “all’incenerimento di rifiuti provenienti da località al di fuori della provincia di Rimini nell’impianto di Raibano, gestito da Herambiente spa”. Si tratta dello stesso documento già redatto e approvato dal Comune di Coriano, che anche Misano voterà nella sua prossima seduta.
“Sull’inceneritore vogliamo controlli – dicono a voce alta i consiglieri – tanto più che i malati oncologici aumentano sempre più”. Preoccupazioni recepite dall’odg sull’“Attivazione di azioni volte a impedire il conferimento di rifiuti da bacino extra provinciale” con il quale alla Provincia si chiede anche un impegno etico-politico per la difesa del valore della salute e dell’ambiente, nonché la creazione di un registro delle patologie del territorio su standard georeferenziato.
Decisi a opporsi in ogni modo all’incenerimento di altri rifiuti, i consiglieri si dicono pronti a scendere in campo anche con le barricate.
A Riccione, intanto l’opposizione, in particolare la lista Civica, chiede la testa dell’assessore all’Ambiente Enrico Ghini, dipendente di Hera, per incompatibilità di ruoli, ma il primo cittadino se lo tiene stretto.
Per il resto Pironi sottolinea: “Con il sindaco Mimma Spinelli (presente alla seduta riccionese), con il Comune di Coriano e con tutte le parti del consiglio ci siamo subito trovati in pieno accordo. Per lo smaltimento dei rifiuti il nostro territorio ha raggiunto l’autosufficienza attraverso la raccolta differenziata. C’è ancora margine per migliorare. Chiediamo che la Regione individui criteri per premiare chi differenzia. Dobbiamo pure rivendicare il fatto che questo è un territorio turistico, tutelarlo è interesse dell’intera regione”.
In tutto questo trambusto Hera ha fatto chiara la sua posizione attraverso una nota ufficiale:
“La richiesta di aggiornamento dell’Autorizzazione si configura come un semplice adeguamento alla normativa di settore. Non prevede dunque alcuna modifica impiantistica e non comporta incrementi né alla potenzialità autorizzata, né a tipologia e quantità dei rifiuti ammessi. Inoltre non sono previsti incrementi delle quantità attualmente conferite, dal momento che l’impianto è già al pieno della propria potenzialità tecnica”. Qui sembra tutto chiaro, ma le autorità locali non si fidano delle rassicurazioni dell’azienda bolognese. Adesso la partita vera si gioca sul tavolo della Regione.
Nives Concolino
Angela De Rubeis