Ho questo ricordo d’infanzia di un servizio di VGA Telerimini di tanti anni fa.
Era inizio ottobre e il buon Marco Magalotti, che con la lingua in questione non aveva problemi, era andato in spiaggia a intervistare una famiglia tedesca che sceglieva sempre quel periodo per venire in vacanza a Rimini.
La scena era surreale, con l’oasi balneare di questi signori in mezzo alla spiaggia deserta. E poi parlava anche il bagnino che ogni anno si adoperava a dare ombrellone e lettini a questi turisti che, per quanto fuori stagione, erano di famiglia. Altri tempi, c’era un punto a settembre in cui la stagione finiva e amen: chi frequentava la spiaggia dopo quella ‘deadline’ era una curiosità da telegiornale.
Oggi che l’estate si è allungata, per motivi climatici e perché settembre in Riviera non è più un mese morto, lo scenario è ben diverso. Lo scoglio però è una burocrazia rigida come uno scoglio: per gestire settembre ci vogliono norme flessibili, non può essere trattato con gli stessi criteri dei tre mesi precedenti.
È un balneare diverso, dove ci si bagna di meno e fa sera prima.
E, invece, anche quest’anno ci siamo incartati in ordinanze astruse che hanno messo tutti contro tutti. I turisti che sono venuti – perché siamo stati noi a dire loro che a settembre ci siamo ancora – hanno trovato non solo le spiagge chiuse, ma anche un’accoglienza piuttosto nervosetta: tra chi si scambiava accuse a vicenda e quelli – ce ne sono ancora, inutile negarlo – ancorati al passato per cui se devono stare aperti fino a fine mese mugugnano a denti più o meno stretti. So che è fatica, ma a questa storia bisogna dargli un verso. Inutile parlare di mare d’inverno se poi rischiamo di far trovare un mare d’inferno.