Si conclude il 28 ottobre il Sinodo dei Vescovi che sta discutendo sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. I media nazionali (tv e giornali) hanno ignorato l’evento che ha portato in Vaticano vescovi e laici (fra questi molti giovani) da tutto il mondo. Ma di cosa hanno discusso i padri sinodali? Per avere anche soltanto un assaggio delle problematiche toccate e cogliere la mole di lavoro che si sta facendo abbiamo raccolto, in sintesi, qualche dichiarazione di sole due giornate (su 25!) dei padri sinodali. I lettori che volessero approfondire i contenuti proposti, conoscerne tanti altri e seguire lo sviluppo del Sinodo giorno per giorno suggeriamo: https://agensir.it/dossier/sinodo-dei-giovani/
Ecco dunque alcune dichiarazioni raccolte fra il 17 e il 18 ottobre.
Creare “un ufficio speciale”, in Vaticano, per mettere in rete “tutte le esperienze che vengono messe in atto nel mondo per raggiungere i giovani tramite il mondo digitale”. A proporlo è stato mons. Joseph Naffah, vescovo ausiliare di Joubbé, Sarba e Jounieh dei Maroniti, in Libano. (19 ottobre)
“Considerare la possibilità di dare alle donne presenti al Sinodo il diritto di votare”. A lanciare la proposta è stata Yadira Vieyra, uditrice al Sinodo, ricercatrice e assistente per le famiglie immigrate. (18 ottobre)
“Dove sono finite le radici cristiane dell’Europa?”: è la provocazione lanciata dall’arcivescovo di Addis Abeba, card. Berhaneyesus Demerew Souraphiel. Parlando sui giovani che migrano a causa di “guerre, sfruttamento, corruzione e movimenti di liberazione che parteggiano per l’una o l’altra parte”, il cardinale ha ribadito: “Accogliere lo straniero è un obbligo cristiano, chiudere le porte non lo è: di fronte alle frontiere chiuse alle persone che fuggono da fame e guerra, mi chiedo dove sono le radici cristiane dell’Europa. In Europa ci sono Paesi che hanno dato esempio di accoglienza ma c’è anche chi ha chiuso i confini. Perché? Se accadesse all’Europa di avere bisogno?”. (18 ottobre)
Riscoprire il ruolo della donna “a partire dalla figura di Maria” e la necessità di “una conversione culturale nella Chiesa per una nuova stagione di promozione della donna, accelerando i processi di lotta contro la cultura machista e il clericalismo per il rispetto della donna e dei suoi carismi”. È una delle istanze emerse in questi giorni durante i lavori del Sinodo sui giovani in corso in Vaticano. A riferirlo è stato Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione. (18 ottobre)
Una lettera ai giovani di tutto il mondo: è la proposta lanciata da alcuni vescovi durante i lavori del Sinodo sui giovani in corso in Vaticano. (18 ottobre)
Questo è il grido che voglio portare al Sinodo: c’è tanta, troppa indifferenza; c’è una società che spesso esclude, ci sono persone che non si permettono di vedere, ci sono cristiani che si girano dall’altra parte quando intravedono ferite troppo purulente; c’è una parte di Chiesa che alle volte non si ferma ad ascoltare! Che fare? Papa Francesco lo ha detto con forza alla fine della sua udienza: “Se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare!”. Noi giovani vogliamo essere visti, curati, valorizzati, inclusi; ma soprattutto amati, lì dove altri “passerebbero oltre”! (Federica Ancona, 18 ottobre)
“Il tema dell’ascolto è cruciale per capire i nostri giovani. In ogni situazione della loro crescita, soprattutto nei loro momenti di crisi, dobbiamo porci in loro ascolto”. Lo ha affermato don Kablan Hilaire Jean-Marie Kouaho, sacerdote appartenente al Cammino neocatecumenale (Costa d’Avorio). Per don Kouaho, “bisogna altresì educarli ad ascoltare la voce di chi veramente li ama come sono: Cristo”. (18 ottobre)
“Una società colpita da guerra”, “forte crisi economica” e “un’ondata di emigrazione spaventosa”. A dare voce alla drammatica situazione di guerra che, da cinque anni, sconvolge il Donbass e l’intero Paese, è Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina. (18 ottobre)
“Alcuni ritengono che sia tutto ancora molto Europa-centrico; che si producano documenti all’occidentale, elaborati e intellettuali; altri dicono di avere problemi completamente diversi con i giovani”. Lo spiega mons. Stefan Oster, classe 1965, vescovo di Passavia dal 2014, salesiano e referente per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale tedesca. (18 ottobre)
“Oggi abbiamo riflettuto su cosa possiamo fare perché i giovani cristiani possano andare dai loro coetanei che non conoscono Cristo o che sono distanti, che hanno forse perduto la fede. Per portare la gioia di essere cristiani, di essere discepoli di Gesù e dare la buona notizia che Dio è con noi”. Lo dice il card. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di México. (17 ottobre)
Mons. Tencer, slovacco, cappuccino, vescovo: dal 2004 in Islanda e dal 31 ottobre 2015 a guida della diocesi di Reykjavík.
“Mi sembra importante che se i giovani vogliono fare qualcosa, devono avere il nostro appoggio. Noi qui stiamo preparando qualcosa che serve per il futuro. I giovani sono il futuro della Chiesa e, quindi, hanno bisogno di sostegno”. I giovani hanno coraggio, capacità di rischiare, prontezza a lanciarsi nelle novità, spontaneità, entusiasmo, “tutte cose che mancano a noi più anziani e sono una forza, che se non è guidata è un guaio. È come una macchina che va veloce ma senza volante”. (17 ottobre)
“Fare della parrocchia la casa dei giovani”. È una delle proposte emerse dai padri sinodali, secondo quanto ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, durante la conferenza stampa a chiusura della seconda settimana del Sinodo dei vescovi sui giovani. “Le parrocchie non bastano più ai giovani, che sono abituati alla connettività senza confini”. “Creare una rete di parrocchie in tutto il mondo”, una delle “buone pratiche” suggerite. (17 ottobre)
“Cercare un linguaggio comprensibile per parlare con loro”. È stata questa, per il card. Louis Raphaël I Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei e capo del Sinodo della Chiesa caldea in Iraq, la “novità” del Sinodo dei vescovi sui giovani. “Siamo abituati ad un linguaggio tradizionale, che oggi non parla”, l’analisi del cardinale: “Oggi bisogna trovare un altro linguaggio. La Chiesa è uscita dal palazzo, è molto vicina e solidale con il mondo”. (17 ottobre)
“Si uccide più in Brasile che nella guerra in Siria”. A lanciare la provocazione è stato mons. Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, in Brasile. Al Sinodo, ha riferito il presule, “si è parlato molto di migrazioni, della mancanza di opportunità e di lavoro per i giovani in tante parti del mondo, ma non ancora fino in fondo della questione della droga, che fa parte della vita di tanti giovani e famiglie”. In Brasile, ha denunciato Spengler, “la droga è una realtà crudele, che miete vittime soprattutto tra i giovani”. (17 ottobre)
Né “guru”, né manipolatori. È l’identikit dei formatori dei giovani, così come emerge dalle relazioni dei 14 Circoli minori sulla seconda parte dell’Instrumentum laboris, presentate in Aula sinodale. “La manipolazione non può mai essere una parte di un autentico accompagnamento”, la denuncia del Circolo anglofono. (17 ottobre)
a cura di Giovanni Tonelli