Sono AIRiminum e sono qui per salvarvi. Questo il sentimento con cui Leonardo Corbucci, Ad della società che si è aggiudicata la gestione trentennale dell’aeroporto di Rimini, si presenta alla comunità locale. “Nel 2015 apriremo i battenti”, assicura.
Il bando, presentato il 14 luglio scorso, ha trovato compimento nell’aggiudicazione definitiva dopo che AIRiminum, in soli 24 giorni – Corbucci ricapitola tutte le tappe – si è adoperata per soddisfare tutti i requisiti posti da Enac (tra cui un aumento di capitale). “Abbiamo lavorato fino a mezzanotte nelle camere d’albergo di Rimini”, sottolinea il manager, deus ex machina dell’operazione.
Tre gli step al decollo. Primo, la certificazione della società. L’obiettivo è quello di ottenerla entro la fine dell’anno, ovvero in 25 giorni lavorativi, per un iter che in genere richiede 3 o 4 mesi. Dopodiché servono le firme dei Ministri Padoan (Economia) e Lupi (Trasporti) sul decreto che avvia la concessione trentennale. In ultimo la sottoscrizione finale.
Corbucci passa quindi al piano di sviluppo per il quale AIRiminum si è aggiudicata pieni voti da parte di Enac (85 su 85). I 12 milioni di euro previsti come investimento iniziale, dice, verranno versati “entro breve e “potranno aumentare con l’ingresso di nuovi soci e capitali”. Ma i dettagli rimangono vaghi, anzi: non ci sono proprio. Il businessplan è un elenco di buoni propositi: aumento del carico merci (di quanto?); consolidamento del mercato russo con incremento dei voli di linea (quanti?); ricerca di almeno un paio di mete nel sud Italia (quali?); sviluppo di accordi strategici con gli operatori economici e istituzionali del territorio (di che tipo?); proposte commerciali per promuovere prodotti tipici, leisure e food (in che modo?).
Unico obiettivo numerico, portare i passeggeri a 1 milioni l’anno nel prossimo quinquennio, ovvero raddoppiare l’attuale numero di check-in, perché, come ha ricordato il prefetto Claudio Palomba, “il 2014 si chiuderà con 500 mila passeggeri. L’aeroporto è troppo importante per la realtà locale riminese, e deve continuare ad esistere”. Tra gli altri punti del piano, l’intercettazione di parte del traffico cargo di Ancona.
Già, Ancona. Molte compagnie hanno come nuovo indirizzo lo scalo marchigiano. Ma quando quello riminese riaprirà i battenti, avranno voglia, i fuggitivi, di tornare nuovamente in Romagna? Nessuna certezza al riguardo. “Lavoreremo per far sì che ciò accada”, prova a rassicurare il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, entusiasta per l’operazione: “Veniamo sempre considerati quelli che invocano investimenti, ma che non li fanno mai. Siamo un’eccezionalità italiana: in 4 mesi siamo passati dal bando all’aggiudicazione. Forlì ci ha messo due anni”.
Sui nomi che comporranno il consiglio di amministrazione, Corbucci è tombale: “Non siamo opachi, ma solo riservati – si difende -. Li comunicheremo a breve”. Solo qualche tratto dei curricula è stato elargito. Il presidente del cda è stato a capo di uno dei primi tre hub nazionali (già dalle prime indiscrezioni si parla della veneta Laura Fincato, già parlamentare Pd, sottosegretario e vicepresidente di Save, la società a capo dello scalo di Venezia). Il suo vice è un docente e imprenditore nel settore petrolifero (Corbucci non lo indica con nome e cognome ma è già chiaro che si tratta di Lucio Laureti, presidente di Saga, la società che gestisce l’aeroporto di Pescara, che ha confermato il suo coinvolgimento al Corriere Romagna). Intanto rimane ancora da eleggere il membro che più ci riguarda: il rappresentante del territorio.
E i dipendenti? “Sono una risorsa strategica – prosegue Corbucci -. All’interno dell’aeroporto ci sono delle eccellenze professionali”. Però “attenzione: AIRiminum si troverà a fare i conti con un aeroporto chiuso”. Come a dire, non sarà facile garantire tutti i posti.
Se ne va, così, Leonardo Corbucci che dice di esaurire qui il suo compito all’interno di AIRiminum (chiamato solo a guidarla nella fase iniziale) regalando alla tavola rotonda una metafora che piacerà poco agli ambientalisti. “L’aeroporto non è la trivella che porta in superficie il petrolio, ma l’oleodotto che lo porta a Rimini”. Non sarà un caso che il condotto mostrato nell’illustrazione provenisse proprio dalla Russia.
Mirco Paganelli