In calesse, Federico e il padre “passeggiano” per le vie della città, zona Marina centro. All’altezza di viale Dardanelli, il padre indicando un gruppo di case, assicura al figlio: “Tu sei nato lì”. Lo scrive il regista nell’autobiografia La mia Rimini. E sapendo il legame che Fellini avrà per tutta la vita con le sue radici, l’infanzia e Rimini, non si tratta di un dettaglio di poco conto.
Ma quella casa non è l’abitazione che tutti finora hanno indicato. Quella nativa del regista di Amarcord sorge sempre a Rimini, sempre in via Dardanelli ma è uno stabile diverso. A rintracciarlo con esattezza ci ha pensato uno studioso riminese, Davide Bagnaresi, da anni attento indagatore delle vicende di Fellini. Il quale si è imbattuto in alcune casualità che lo hanno poi condotto a questa ricerca, ora sfociata in un preciso numero civico e una suggestiva vicenda.
Sulla nascita del grande regista esistono, infatti, diverse versioni, tutte più o meno romanzate. È lo stesso Federico a favorire questo florilegio di storie, che “pianterà” in maniera reiterata per tutta la vita regalando verosimiglianze sulle vicende che lo riguardano, disseminando – volutamente o meno – di episodi e sfumature false varie interviste e testimonianze.
Dov’è nato FF?
Per alcuni Fellini sarebbe nato su un treno in corsa, per altri avrebbe visto la luce nella casa dei nonni di Gambettola. In realtà, FF è nato in un freddo 20 gennaio del 1920, alle ore 21. Il certificato dell’Anagrafe non mente: viale Dardanelli, civico n. 10.
Anche il numero di casa è riportato con esattezza, ma è esattamente quello odierno o le trasformazioni urbanistiche hanno modificato l’assetto di quella zona “marittima” di Rimini? E come rintracciare tali informazioni nelle carte dell’antico catasto, più somiglianti ad un mare magnum che a notizie storiche?
Bagnaresi non si è certo dato per vinto, anzi. Con la pazienza dello storico, unita alla passione per il grande regista, Bagnaresi è risalito alle fonti: il certificato di battesimo. Anche in questo caso “carta canta”, e lo fa in modo chiaro e inequivocabile. “Come d’uso in quel periodo, quando i bambini venivano battezzati pochi giorni dopo la nascita, anche per paura di morti bianche e comunque per un certo timore di lasciare il bambino – nato con il peccato originale – per troppo tempo senza il sacramento.
Lo stesso accade per il piccolo Federico. Viene battezzato nella parrocchia di San Nicolò, da don Gaetano Pesaresi. Due i padrini: Cesare Canuti (di Gaetano) e Clara Canuti (di Gennaro)”.
Quel cognome – Canuti – ha fatto accendere la scintilla a Bagnaresi. La successiva visita all’Archivio di Stato di Rimini ha confermato che l’illuminazione era giusta. Sapete dove abitava Clara Canuti? Esattamente al numero 10 di via Dardanelli.
Ma come sarebbero finiti i Fellini in quella abitazione nel quartiere ”marittimo” di Rimini? E quale rapporto intercorreva tra Urbano Fellini e Ida Barbiani e i Canuti?
I Fellini a Rimini
La relazione tra i due giovani è fortemente contrastata dalla famiglia di lei. Il padre è un importante industriale romano, il quale non vede di buon occhio l’amore tra la figlia Ida e il piccolo commerciante Urbano.
La coppia decide dunque di lasciare Roma e si trasferisce a Gambettola. Qualche tempo più tardi, cioè sul finire del 1919, Urbano fa nuovamente le valigie e approda a Rimini, considerata un crocevia più importante per il suo commercio. Probabilmente hanno affittato una stanza dai Canuti, in quello stabile al n. 10 di viale Dardanelli, dove ha visto la luce “Chicco”.
Resta l’interrogativo inziale: la casa natale è l’abitazione tradizionalmente indicata da tutti?
La casa natale è un’altra
Di archivio in archivio, consultando carte su carte, Bagnaresi ha proseguito la sua ricerca. Il numero del catasto è un’indicazione fondamentale: 12751, e rimanda alla casa e alla particella. L’ultima corrisponde al foglio 66, particella 416. L’atto di rogito dell’abitazione in questione è conservato al catasto antico.
Altro giro, altra indagine, altro regalo. L’abitazione fa parte di un gruppo di case, una in fila all’altra e tutte esistenti, case popolari di fronte alle ville che svettano in quel punto di viale Dardanelli. Queste case popolari sono state realizzare, presumibilmente tra il 1913 e il 1914, dalla Società Anonima Case Popolari ed erano destinate ai ferrovieri. Il civico n. 10 si componeva di 3 piani, 8 vani, sviluppatisi su 129 mtq e un giardinetto.
Quella casa non apparteneva ai genitori di Federico ma a Clara Canuti, acquistata nel 1920. Ma Clara Canuti in Rondini, come si evince anche dalla tomba ospitata nel cimitero di Rimini, è nata nel 1907 ed è morta poco dopo Fellini, nel 1994.
Clara, la madrina
Dunque, all’epoca del battesimo avrebbe avuto 13 anni. Possibile che una ragazzina non ancora adolescente sia stata scelta come madrina per il piccolo Fellini? Interrogato sulla questione, don Aldo Amati, per anni Vicario generale della Diocesi di Rimini, ha una risposta. “Il Codex Juris Canonici del 1917 stabilisce che per esercitare l’ufficio di padrino, oltre ad avere l’attitudine e l’intenzione di esercitare l’incarico, deve avere compiuto 14 anni, a meno che a colui che amministra il battesimo non sembri opportuno diversamente; sia battezzato, ecc. (cann. 762-769)”.
Il codice allora in vigore non era sicuramente stato recepito da tutte le Diocesi e all’interno delle Diocesi da tutte le parrocchie alla stessa stregua. Più curioso, secondo don Aldo, che Fellni sia stato battezzato a San Nicolò “e non in Duomo, come d’uso finom al 1939”.
Il documento conservato nell’archivio parrocchiale in merito parla chiaro, e in Duomo Fellini ci andò, ma nel 1929, quando fu cresimato dal Vescovo mons. Scozzoli (rimanda a lui la figura di cardinale che il regista ha inserito in Roma?).
Una città non casuale
Soli, sballottati da una parte all’altra, Urbano e Ida a Rimini non avevano tante conoscenze. Non deve sembrare strano che abbiamo deciso di “affidare” la cura spirituale del piccolo Federico alle persone presso la cui abitazione risiedevano, forse in affitto. La proprietà è di Clara, ancora minorenne: alla morte di Gennaro Canuti, il padre, ne riceve il bene, con lo zio Gaetano (padre di Cesare, il padrino di Fellini) a farle da tutore.
Qualche anno più tardi la coppia, quando Federico era ancora piccolo, cercò una rappacificazione con la famiglia Barbiani, ma invano, tanto che Ida venne in seguito anche diseredata. Rimini, dunque, poteva essere una sigla casuale nella vita del regista quattro volte premio Oscar, un passaggio fugace e superficiale, mentre diventerà una tappa imprescindibile nella formazione e nella crescita del regista, che continuerà a disseminare di elementi del passato (luoghi, persone, fatti) lungo tutta la sua cinematografia.
Habemus abitazione
Siamo arrivati alla fine del percorso, la parte più interessante della ricerca di Davide Bagnaresi. Lo studioso riminese non solo ha individuato con esattezza il civico in cui è nato Fellini, ma ne ha ricostruito le vicende e ha con pressoché certezza assoluta, appurato a quale abitazione corrisponde oggi il Foglio 66 particella 416, ovvero la casa in cui è nato Federico Fellini. Si tratta dello stabile oggi al n. 60 di viale Dardanelli: bombardato nel 1944, è stato in parte ricostruito.
Ma corrisponde perfettamente al civico 10 del 1920, e – come riporta la visura catastale – si compone di 8,5 vani.
Bagnaresi riproporrà con dovizia di particolari, fotografie e documenti, l’intera vicenda – e altri curiosi inediti sempre relativi all’infanzia di Fellini – nel convegno ampio e suggestivo “Ho bisogno di credere. Federico Fellini e il sacro”, a cui sarà dedicato un progetto nel marzo 2020 (centenario della nascita del regista) che si svolgerà tra Rimini e Roma.
L’autore della ricerca sulla vera casa di FF, sarà protagonista del programma di Rai Radio 1 dal titolo “100 città”. Il programma vuole percorrere i luoghi felliniani riminesi e romani, in un ipotetico percorso turistico-culturale. Bagnaresi parlera dei luoghi riminesi, Gianfranco Angelucci di quelli romani. La trasmissione inizierà alle 10.10 di venerdì 29 novembre e durerà fino alle alle 10.45.