Viene chiamata morte improvvisa in età pediatrica perché colpisce i bambini apparentemente sani: i dati dicono circa 5 su 100mila. Nel 15% dei casi si manifestano durante l’attività fisica, come una partita di pallone, l’ora di ginnastica o una corsa. Queste morti potrebbero essere evitate eseguendo un semplice elettrocardiogramma. Nel 90% dei casi, infatti, questo evento drammatico è riconducibile a cause cardiache che potrebbero essere individuate in anticipo, prima di dare conseguenze negative, attraverso proprio un Ecg nei bambini.
“Tutti i giovani, dagli 11 ai 18 anni, dovrebbero fare, almeno una volta nella loro vita, un elettrocardiogramma. Si potrebbero scoprire, così, il 20% in più di anomalie e intervenire tempestivamente evitando a volte delle vere e proprie tragedie”.
Lo dice con forza Un invito che nasce dal quotidiano. Dal 2010 ad oggi, infatti, con la sua fondazione “Il Cuore siamo noi”, in accordo con il Ministero dell’Istruzione, ha fatto oltre 25mia elettrocardiogrammi.
“Il 20% degli esiti non è risultato normale. – sottolinea – Si tratta di anomalie puramente elettriche tra cui la sindrome di Wolff Parkinson White, Qt lungo, Qt corto, sindrome di Brugada, sia di anomalie come il blocco di branca sinistra e segni di ipertrofia ventricolare che potrebbero rivelare valvulopatie o displasie aritmogene. I referti di significato patologico sono una minoranza, ma vanno approfonditi con ulteriori esami mirati. Diciamo che i soggetti realmente patologici sono l’1% della popolazione, quindi del 20% di esami con imperfezioni massimo un 5% fotografa soggetti a rischio di aritmie gravi. Ma la cosa fondamentale, e lo ribadisco, è che almeno una volta nella vita tutti i ragazzi si sottopongano a un elettrocardiogramma, non solo i giovani che devono fare attività sportiva”.
Un consiglio che si dovrebbe trasformare in realtà. Anche perché fare un Ecg non costa molto e soprattutto è indolore. Ma di dolore ne può risparmiare tanto.
Francesco Barone