E’ stata analizzata, sezionata, vituperata. Si è detto pure che era morta, costretta a lasciare il passo alle unioni libere, o ad altre relazioni “passeggere o emotive. Se ne sono indagati i limiti, ma anche le risorse che può fornire alla società.
Ma la famiglia è più viva che mai. Magari acciaccata, talvolta delusa, ma sempre pronta a ripartire di slancio, a innamorarsi nuovamente, a trovare linfa nelle pieghe della vita. Chi pensa ad una famiglia Mulino Bianco in salsa cattolica, però è fuori strada: questa è una famiglia tra cielo e terra. Cioè ancorata alla terra, al vissuto dei suoi membri, e allo stesso tempo intessuta di valori, di trascendenza, di speranza per il futuro.
Un viaggio alle radici dell’essere famiglia, alla sua duplice vocazione, è il filo rosso dell’ultima fatica letteraria di don Oreste Benzi (Sempre Comunicazione), che esce postuma a sei mesi di distanza dalla scomparsa del fondatore dell’associazione Papa Giovanni XXIII.
Il “sacerdote con la tonaca lisa” avrebbe rilasciato gli ultimissimi ritocchi sul volume quel venerdì 2 novembre 2007, giorno in cui è salito al cielo. Marco Scarmagnani, il curatore, lo ha confezionato come un’ultima, preziosa, eredità.
Il risultato sono 200 pagine che vanno dritte al cuore della famiglia. E con lo stile tipico di don Benzi, con la carica dirompente da “infaticabile apostolo della carità” come l’ha definito papa Benedetto XVI. “L’amore matrimoniale è amore dell’uomo verso la sua donna e della donna verso il suo uomo. È amore che fa dei due una persona sola. E questo amore è così bello che non viene tenuto per sé ma si partecipa”. L’amore che ci si scambia in famiglia (quando è vero) è troppo grande per rimanere “soffocato” nelle mura domestiche. Viene donato. Discende così nell’accoglienza, tanto della vita che nasce quanto dell’anziano, tanto dei figli proprio quanto dei figli senza famiglia. Fino al lavoro.
A don Oreste non interessava scrivere un libro di catechismo. In queste pagine c’è la sofferenza di una quotidianità ingrigita, della fatica del perdono, di una vita di coppia senza attenzioni. Il don sta accanto alla famiglia che soffre tra separazioni e omosessualità, aborto e prostituzione. E lo fa sempre in maniera non scontata, e senza mezzi termini, quando si tratta di dichiarare e dimostrare le proprie idee, anche quando queste idee sono scomode e impopolari. I rapporti prematrimoniali? “Sono la tomba dell’amore”. Il matrimonio tra omosessuali?
“Non è possibile, è una forzatura”.
“La novità e la differenza la fa ancora Gesù di Nazareth, – sottolinea nella Prefazione Paolo Ramonda, che da don Oreste ha preso il testimone nella conduzione della Papa Giovanni XXIII a servizio dei poveri – quest’uomo che si proclama figlio di Dio e dice cose inaudite anche sulla famiglia” È a questa novità che don Oreste si abbarbica per ricordare che “l’uomo non sazierà mai il cuore di una donna, e la donna quello dell’uomo”. Marito e moglie saranno saziati in quanto parte di un progetto “famiglia” che li trascende: uomo e donna sono due originalità in comunione, per una vocazione specifica nella storia della salvezza. “L’amore non è guardarsi in volto, ma camminare insieme verso la stessa meta”
Paolo Guiducci