Una panoramica sulla situazione di un mestiere che si evolve. E che per molti rappresenta occasione di riscatto: come la lunga esperienza di San Patrignano, sostenuta dal gruppo SCM
In Romagna (e non solo) è un ritornello piuttosto diffuso: “Non si trovano più falegnami”. È vero o si tratta solo di un luogo comune? La verità, come spesso accade, si trova nel mezzo. Come molti mestieri, infatti, anche quello del falegname si evolve, si trasforma, adattandosi ai tempi che cambiano e, soprattutto, alle nuove esigenze del mercato e ai mutamenti delle tecnologie. Una fotografia dell’attuale situazione del mestiere di chi lavora il legno che viene confermata anche da chi, questo mondo, lo segue quotidianamente.
“Si sente dire che nel nostro territorio (e non solo) non si trovino più i falegnami, e da un certo punto di vista è vero. – analizza la situazione Silvia Serra, della CNA riminese (sede di Santarcangelo) – Nel senso che confermiamo un trend che vede la diminuzione della presenza di questa figura professionale.
Va, però, fatta una precisazione: è la figura del falegname ‘generico’ a far parte di questa tendenza, non quella degli artigiani del legno in generale. Mi spiego meglio: la figura classica del falegname, che si occupa di piccole e medie riparazioni in modo trasversale, oggi è difficile trovarla. Mentre troviamo figure più specializzate: e questo perché il settore, come altri legati all’artigianalità, vive un’evoluzione, sia della tecnica sia del mercato.
Oggi l’artigianalità si trova anche all’interno di un sistema più integrato, come i contesti aziendali, e quindi in presenza di macchinari e tecnologie più evolute e moderne. Un’evoluzione che porta ad avere oggi una sorta di ‘artigiano 4.0’, che sia adatto alle esigenze del mercato di oggi, che sono diverse da quelle del passato, soprattutto dal punto di vista delle tempistiche di produzione. Sicuramente esistono delle tradizioni di famiglia che vengono portate avanti, i falegnami in ‘senso classico’ non sono di certo estinti, però la tendenza generale è quella di un’evoluzione e di una sempre maggiore specializzazione”.
I tempi cambiano, i mestieri pure, così come le ambizioni e gli interessi professionali dei giovani. Inevitabile, dunque, una crisi nel ricambio generazionale? “ C’è senza dubbio una difficoltà di ricambio generazionale, non solo nel settore del legno. – continua Silvia Serra – È importante che nell’assistere a passaggi generazionali di questo tipo, vengano tutelati e tramandati quei concetti, quelle esperienze e quei segni distintivi che permettano di mantenere viva l’artigianalità anche in prodotti realizzati con tecniche più moderne.
E, soprattutto, noi come categoria dobbiamo, ed è ciò che facciamo, proteggere tutto questo, andando anche a incentivare la riscoperta di certi mestieri attraverso progetti e laboratori, grazie alla collaborazione degli enti formativi”.
Falegnameria come “rinascita”
Un’arte che si evolve e che per molti può rappresentare la strada per cambiare vita.
Per rimetterla in carreggiata e, in un certo senso, rinascere. È ciò che accade nella Comunità di San Patrignano, dove da tanto tempo è presente un settore dedicato proprio alla falegnameria ( foto piccola).
Nata all’inizio degli anni ’80, la Falegnameria di San Patrignano è poi cresciuta negli anni, grazie al sostegno costante del gruppo SCM, fino a diventare una vera e propria Ebanisteria di alto livello, in grado di collaborare con architetti di rilievo internazionale per la realizzazione di opere di design di prestigio. Tra le collaborazioni da sottolineare ci sono quelle con Paolo Moschino e lo studio Nicholas Haslam (Londra), Peter Marino (New York), Cabinet Pinto (Parigi), Micheal Smith ( Los Angeles), Tomas Hamel (Sidney) e Natalia Bianchi (Milano).
Il tutto, però, senza dimenticare lo spirito originario: dare, attraverso il mestiere del falegname, una nuova opportunità a tanti giovani giunti a San Patrignano nei momenti più bui della propria vita. E non solo: acquisire competenze da spendere, in seguito, nel mondo del lavoro esterno alla Comunità. Falegnameria, dunque, come riscatto, opportunità e rinascita.
“Non dimenticherò mai il periodo della mia vita precedente all’ingresso a San Patrignano. – racconta un ragazzo impegnato nella falegnameria della Comunità – Col tempo ho scoperto che la droga non era il vero problema: c’erano cose dentro di me che non andavano bene, anche senza la droga. Tante difficoltà e tanti disagi irrisolti. Ora, ripensando a quel periodo, mi guardo come dall’esterno e mi sembra impossibile riconoscere la persona che ero. Invece era tutto vero. Con tanto sacrificio, tanta voglia di cambiare e paura di tornare come ero prima, oggi sono una persona nuova, ho degli obiettivi diversi.
Mi sento gratificato a livelli che prima di San Patrignano, e prima di entrare nella sua falegnameria, non sapevo neanche che esistessero”.
La falegnameria a San Patrignano nasce nel 1982, vedendo impegnati solo pochi ragazzi.
“C’erano solo quattro macchine, che erano state donate da SCM. – ricorda Giuseppe Lusvardi, responsabile dell’Ebanisteria di San Patrignano – Il settore nacque per rispondere alle necessità di manutenzioni interne ma poi, negli anni, sempre collaborando con SCM, questa realtà si è ampliata, sia dal punto di vista dei macchinari sia da quello dei lavoratori, arrivando a essere un settore che nel 1992 contava più di 100 ragazzi. Oggi di lavoro ce n’è tanto. Non parliamo di enormi centri di lavoro con macchine a controllo numerico ecc., ma la tecnologia che oggi abbiamo è innanzitutto indispensabile per realizzare lavori di un certo tipo e, soprattutto, per i ragazzi rappresenta un importante elemento educativo, perché gli consente di confrontarsi con una realtà che è quella che troveranno nel mondo del lavoro esterno”.
“Il nostro mondo è nato, e resterà sempre basato, sulla manualità. – sottolinea Sandro Pieri, amministratore dell’area Design di San Patrignano – Tuttavia anche la tecnologia assume una forte valenza educativa per i ragazzi nella misura in cui permette ad essi di acquisire conoscenze e abilità fortemente richieste dal mondo del lavoro. Il legno è vivo e sempre in movimento: arriva grezzo per poi essere sgrossato, lavorato e rifinito. Si tratta, nemmeno troppo idealmente, dello stesso percorso che fa un ragazzo quando arriva qua”.