La sicurezza in strada è questione seria e delicata, e c’è poco da scherzarci sopra. Ma non si può negare che faccia specie leggere, ogni settimana, che in una campagna di prevenzione dal titolo “Guido con prudenza”, la Polstrada trovi quasi due automobilisti ogni dieci ubriachi. Visto il tasso alcolico con cui alcuni si mettono al volante, poi, verrebbe da ribattezzarla “Guido con incoscienza”. Certo, ogni campagna deve essere accompagnata da uno slogan ad effetto. Ma gli slogan esortativi, soprattutto coi giovani, non è che abbiano mai avuto una gran fortuna. “Dai un calcio alla violenza”, “Dai un passaggio alla sicurezza” e via dicendo: tutti messaggi condivisibili.
Ma i giovani, si sa, son contestatori per natura, e se gli si dice di fare una cosa, la probabilità che facciano l’opposto é assai alta. Perché, allora, non provare con la strategia contraria? I nostri vecchi, fini psicologi, ne hanno inventata una efficace. “Fai il patacca”, chi non se lo è mai sentito dire? (spesso nella versione rafforzata: “Fai, fai il patacca”). Invito pronunciato tra l’ironico e il provocatorio, a voler dire “Continua pure così, che poi lo vedi come va a finire”. Artificio retorico figlio della filosofia per cui, se uno proprio non la vuol capire, non resta che spronarlo a sbatterci la testa. Ovviamente, non per augurare incidenti a chicchessia. Ma, visto che gli slogan fin qui adottati hanno avuto efficacia limitata, provare con un bel “Fai il patacca” peggio non potrebbe fare.
E poi non si dovrebbe pagare nessun creativo: la sapienza dei nostri vecchi è gratis. Anche perché ai giovani servono messaggi forti e, con tutto il rispetto, “Guido con prudenza” fa venire in mente quelle targhette che si appiccicavano una volta sul cruscotto, con la foto dei familiari e l’invito a guidare piano. Quando i giovani, purtroppo, ci sentono solo con le tozze, ovvero quando gli ritirano la patente o il mezzo. Nel migliore dei casi.
Maurizio Ceccarini