Che la crisi economica abbia favorito una maggiore propensione al gioco d’azzardo, non è una novità. Lo testimonia la continua apertura, anche nel territorio riminese, di sale slot e videolottery. Più difficile era immaginare che i risvolti sociali e psicologici legati alla perdita del lavoro e allo stress di arrivare a fine mese, potessero portare anche ad un aumento della domanda di droghe illecite. Il campanello d’allarme arriva da uno studio della Commissione Europea pubblicato lo scorso marzo, secondo cui gli effetti sul mercato degli stupefacenti sarebbero considerevoli. In particolare, lo studio prevede oltre ad un “aumento della domanda”, un “possibile incremento del numero di giovani dediti alla vendita o, addirittura, alla produzione di droghe – soprattutto attraverso la coltivazione domestica di cannabis – per procurarsi denaro”. Ma si prevede anche “una riduzione dei finanziamenti pubblici destinati alle politiche antidroga, in particolare quelle riguardanti le cure e le misure per la riduzione dei danni”.
Quanto c’è di vero in questo studio? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Daniela Casalboni, direttore del Sert dell’Ausl di Rimini.
Dottoressa, in questi ultimi anni segnati dalla crisi, avete registrato un aumento delle affluenze?
“No, un aumento si registra, ma solo per il gioco d’azzardo: dal 1° gennaio 2013 abbiamo 30 nuovi accessi per questa problematica. Per la droga è in calo, in generale, il numero di nuovi accessi di eroinomani, non però per una diminuzione del consumo di eroina, ma perché sono cambiate la frequenza e la modalità d’assunzione che avviene sempre meno per via endovenosa e sempre più tramite il fumo, anche per contrastare gli effetti legati a psicostimolanti quali cocaina, ecstasy e anfetamina. Aumenta al contrario l’uso di cannabis, specie tra studenti, con livelli di ripresa di ecstasy e anfetamina”.
Più in generale, la crisi a quali conseguenze ha portato nell’uso di sostanze stupefacenti?
“È cambiato il mercato, per quanto riguarda le droghe tradizionali, con sostanze a principi attivi più bassi e, quindi, a prezzi inferiori. In più, per aggirare i costi della criminalità dovuti alle frontiere, sono aumentate sostanze sintetiche che costano meno, come la metanfetamina, la cannabis sintetica o il mefedrone. Solo nel 2012 sono state registrate 73 nuove droghe dal Sistema Allerta Rapida che si basa sugli esami clinici che fanno seguito agli accessi in pronto soccorso. Sono più facilmente reperibili rispetto alle droghe tradizionali, vendute spesso via Internet sotto altre forme legali, come fertilizzanti o profumanti. Al tempo stesso, aumenta, soprattutto tra i giovani, l’uso di alcol e psicofarmaci”.
E la cocaina?
“A fronte dell’impennata registrata negli ultimi anni, c’è stato un decremento, non del numero di consumatori ma della frequenza”.
Cosa dire invece dell’altro rischio ventilato dallo studio europeo: l’aumento della produzione domestica e dello spaccio?
“Lo spaccio rischia di diventare una facile opportunità di guadagno. L’autoproduzione poi è molto presente nel nostro territorio. C’è però anche un’altra problematica: la crisi si può riflettere su tutti i fattori sociali che possono peggiorare le condizioni di chi fa uso di sostanze. Le persone rischiano di andare alla deriva più facilmente”.
In che senso?
“Nostri pazienti che prima riuscivano ad avere una vita regolare, con la crisi si trovano come unica possibilità quella di tornare nei circuiti della criminalità. Il recupero diventa più faticoso perché vengono meno le reti sociali. Accade soprattutto con gli stranieri in condizioni di estrema precarietà. Ma la crisi la vediamo anche in un altro dato: il numero di soggetti trasferiti da altre Aziende Sanitarie. In passato avevamo un migliaio di persone tossicodipendenti che arrivavano al Sert di Rimini dopo una vacanza o perché si erano trasferite in questo territorio per cercare un lavoro. In questi ultimi anni il loro numero si è dimezzato un po’ perché non ci sono più i soldi per potersi permettere un soggiorno, un po’ perché anche qui le opportunità lavorative sono venute meno”.
La crisi ha portato anche ad un aumento dell’uso di psicofarmaci?
“La crisi di per sé è una condizione di forte stress in cui possono essere prescritti più psicofarmaci. In più, persone già dedite all’uso di droghe, possono essere a portate a sostituirle con sostanze legali, meno costose e più reperibili, come barbiturici, antidolorifici e dopanti”.
Infine, si assiste anche ad una riduzione delle risorse pubbliche?
“Purtroppo sì. Nell’ultimo anno abbiamo avuto un calo di 70mila euro per le rette in comunità terapeutica. C’è stato un calo sui farmaci, sulle risposte sociali, oltre ad un taglio drastico sul welfare. Per non parlare del blocco del turn over dei nostri operatori. Su ogni quattro persone che smettono di lavorare, ne viene assunta solo una”.
Alessandra Leardini