Le diocesi italiane sono oggi come 225 cantieri che non chiudono mai, pronte a “mettersi in cammino”, a “ricominciare da capo”, secondo progetti ben precisi. A tema gli Orientamenti pastorali per questo decennio (2010-2020) “Educare alla vita buona del Vangelo”, le priorità emerse al 5° Convegno ecclesiale nazionale, vissuto giusto un anno fa a Firenze, sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”, le indicazioni offerte dalle Esortazioni apostoliche Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia.
Ecco, dunque, dove sta andando la Chiesa italiana! Certo, le difficoltà non mancano, ma – come sostiene Bergoglio – “la realtà è superiore all’idea”. E, in questo caso, la realtà è suffragata da numeri precisi ricavati da un censimento sulle lettere dei vescovi, sulle assemblee diocesane e sui convegni che, di solito, segnano l’avvio del nuovo anno pastorale.
I dati: su 225, le diocesi prese in esame sono circa 180 (quindi ben oltre la metà). Sono quelle che hanno già dato notizia del proprio programma per il 2016/2017, pubblicandolo sul sito o diffondendolo attraverso i propri media.
Quali i temi ricorrenti? “Evangelii Gaudium” (70), “Amoris Laetitia” (40), Firenze 2015 (20), misericordia (20), iniziazione cristiana (15), sinodalità (15). Il punto focale – secondo la consegna di Papa Francesco ai delegati al Convegno di Firenze – è l’Evangelii Gaudium”.
“Per i prossimi anni – ha detto il Santo Padre nel suo discorso programmatico – in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento dell’Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno”.
Quello che emerge è un filo rosso che unisce pensieri e attenzioni innovative per costruire quel “nuovo umanesimo” i cui tratti, “preannunciati” in qualche modo negli Orientamenti pastorali decennali, sono stati via via delineati prima, durante e dopo Firenze 2015. Ora, come ha affermato più volte Galantino, si tratta di “proseguire il cammino insieme alle persone, a contatto con la storia e nel riferimento costante alla persona e all’esempio di Cristo. Come Chiesa si tratta – riprendendo le cinque vie del Convegno tratte dall’Evangelii Gaudium – di uscire, non solo verso ogni periferia geografica ed esistenziale, ma dalla retorica, dai luoghi comuni e dal politicamente corretto; annunciare che l’uomo non è solo, ma è oggetto di un disegno di grazia; abitare questo mondo, assumendone le sfide; educare i fratelli a vivere secondo la logica del Vangelo; trasfigurare le relazioni mediante la pratica della misericordia, che sola dà senso e pienezza alla vita umana”. È lo stesso percorso – volendo – tracciato dal Papa nell’Amoris laetitia, il documento post-sinodale “sull’amore nella famiglia”.
È un rinnovamento profondo, che non mira a rivedere una singola struttura ecclesiale, ma lo stile con cui si fanno tutte le cose e s’incontrano le persone. È una Chiesa che vive “in uscita”; una Chiesa chiamata a ripensare se stessa e gli strumenti che le sono necessari per un compito che ne definisce l’identità. Una Chiesa che ripensa anche il suo “vocabolario”.
Non è un caso che nel lessico delle lettere pastorali dei nostri vescovi ritornino alcune parole-chiave: missione, uscita, sinodalità, misericordia, gioia, Vangelo, tenerezza, accompagnamento, annuncio, comunione, discernimento, giovani, famiglia, ultimi, poveri…
Sono termini che, messi uno accanto all’altro, esprimono lo sforzo a divenire realmente e sempre di più missionari, aperti a tutti. Non è un caso che ci siano in corso tante visite pastorali e altrettanti Sinodi diocesani.
Non c’è dubbio: è uno stile nuovo, aperto, dinamico, sinodale.
Vincenzo Corrado