Gli agricoltori protestano coi trattori in strada. Bravi, grandi, siamo tutti con voi, non mollate. A parte i più insofferenti alle code in strada, per lo più la rivolta agricola sembra trovare sostegno e consensi da buona parte dell’opinione pubblica. La questione è senz’altro più complessa di qualche slogan, le parti in campo sono tante compresi noi consumatori che, se volessimo tutelare davvero i nostri agricoltori, forse non dovremmo più pretendere di comprare pasta a 99 centesimi al chilo. E, al netto di quelli che sbraitano fisso “Basta con questo Governo” ormai per partito preso a prescindere da quali partiti ci siano al Governo, sarebbe l’occasione giusta per approfondire il tema di dove finisce la competenza nazionale e dove inizia quella europea.
L’Europa fa arrabbiare gli agricoltori? Basta Europa! L’Europa ci dà i soldi per sistemare strade e quartieri? Viva l’Europa, si intoni l’Inno alla Gioia! Prima di sentenziare bisognerebbe studiarla meglio, l’Europa. Si pensi ai britannici che prima hanno votato la Brexit e poi hanno capito solo dopo cosa stavano votando. E superare da una parte questo atteggiamento di una certa politica che vede la carica di europarlamentare come un ‘buen retiro’ per il politico di turno, dall’altra questa diffidenza per cui quasi un elettore su due manco ci va a votare per le Europee. Non basta ricordarsi dell’Europa solo quando ci sono i trattori in strada e pensare per il resto dell’anno che l’Europa sia, per rimanere in termini agricoli, una cavolata di Bruxelles.