Lo scorso sabato 5 febbraio si è celebrata la giornata nazionale contro lo spreco alimentare, ideata ed istituita dalla campagna Spreco Zero e Università di Bologna Distal con il Ministero dell’Ambiente.
La Regione Emilia Romagna è particolarmente attenta e attiva su questo fronte, come ci raccontano i progetti e i numeri: promuove, ad esempio, il recupero delle eccedenze di frutta e verdura e la loro redistribuzione in mense ed enti benefici, i progetti di educazione alimentare nelle scuole e di sensibilizzazione su acquisti e consumi più consapevoli rivolti ai cittadini. Collabora al Last Minute Market.
La Regione, inoltre, ha messo a punto dal 2012 un sistema online, unico in Italia, che fa dialogare i produttori e la rete nazionale degli enti benefici a cui vengono distribuite ogni giorno frutta e verdure fresche.
Grazie a questo sistema, nel 2021, sono state ritirate dal mercato e destinate agli enti benefici quasi 10 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli freschi.
Sempre nel 2021 ha finanziato con 700mila euro 20 progetti con il bando per la solidarietà e il recupero alimentare.
Emporio Solidale
Tra i beneficiari di queste attività anche l’Emporio Solidale di Rimini. Questa è una delle modalità in cui l’Emporio riceve cibo, come ci racconta Miranda Pari, operatrice.
“Tra i nostri principali rifornimenti – racconta Miranda – ci sono i prodotti del fondo della comunità europea Agea”.
L’Agea è l’agenzia che gestisce la distribuzione gratuita di derrate alimentari provenienti dalle scorte d’intervento dell’Unione Europea alle persone indigenti attraverso gli enti caritativi senza scopo di lucro.
“In conseguenza della crisi dovuta alla pandemia, l’Agea ha cambiato anche il proprio paniere, inserendo prodotti di prima necessità che prima erano esclusi, come la carne. Ora, infatti, attraverso l’Agea ci arrivano pollo, spezzatino e altre qualità di carne, mentre prima era prevista solo la carne in scatola.
Altri rifornimenti arrivano attraverso le iniziative di raccolte alimentari, che svolgiamo circa tre volte all’anno, e poi abbiamo 6, 7 persone, privati, che fanno la spesa per noi.
Ci chiedono quali prodotti ci servono, in base alle esigenze e alle necessità delle famiglie e delle persone che vengono qui, e poi vanno a fare la spesa e ce la portano. E’ una spesa mirata per noi molto utile.
Invece, per la frutta e la verdura ci riforniamo appunto dalla piattaforma della Regione che ci dona i quantitativi disponibili. Un paio di volte alla settimana ci rechiamo al Car di Rimini per ritirarla”.
In questo modo l’Emporio accumula le proprie scorte che nel 2021 hanno aiutato ben 254 famiglie: sia nuclei singoli che famiglie numerose, fino ad un massimo di 6 figli, per un totale di circa 800 persone.
Solidarietà e Covid Anche l’Emporio ha fatto i conti con le normative e le difficoltà dovute ai due anni di pandemia.
“Sono cambiate le modalità di accesso continua Miranda – Le persone vengono su appuntamento nei 4 giorni di apertura della settimana – mercoledì e venerdì mattina e martedì e giovedì pomeriggio). Non possono accedere ai locali, visto che per noi sarebbe difficile fare la sanificazione richiesta dalla legge, ma ci chiedono i prodotti di cui hanno bisogno e noi gli prepariamo la spesa e i nostri volontari gliela portano fuori dalla porta.
Questo approccio per noi è molto importante: non è una semplice spesa, cerchiamo sempre di andare incontro alle loro esigenze, alle loro richieste, facendogli avere ciò di cui hanno bisogno.
Tra l’altro la prenotazione è utile anche per le famiglie perché molti devono organizzarsi facendosi dare dei passaggi per venire all’Emporio e quindi così è più facile per tutti”.
Sono da un minimo di 5 ad un massimo di 17 le spese che vengono effettuate quotidianamente all’Emporio, numeri che confermano una situazione di crescente bisogno.
“La crisi di questi anni ha colpito le famiglie in modo molto pesante, così come l’aumento dei costi di quest’ultimo periodo. Ci sono ad esempio famiglie – continua Miranda – che pur con un lavoro non hanno un’entrata sufficiente per stare dietro alle spese se hanno tre o più figli. Anche chi ha uno stipendio basso fa molto fatica ad andare avanti e ha bisogno di un aiuto per la spesa.
La pandemia, la chiusura di tante fiere e attività ha messo in ginocchio tante famiglie che prima avevano un reddito. Ora ci sono padri che hanno perso il lavoro, sono in disoccupazione e quindi in grande ristrettezza. Per non parlare di chi, a causa sempre delle difficoltà, si è ammalato e ha dovuto di conseguenza lasciare il lavoro, trovandosi così senza più risorse e anche con la necessità di curarsi.
Ci sono poi tanti pensionati che non riescono a pagare l’affitto e sostenersi, e papà e mamme che vivono soli coi figli.
Abbiamo poi notato un aumento di persone che prima venivano solo per pochi mesi. In particolare chi faceva la stagione accumulava abbastanza risorse fino a gennaio, febbraio e poi veniva a fare la spesa all’Emporio quando finiva i soldi in attesa della stagione successiva. Ora, spesso, già a ottobre non hanno più nulla perché il costo della vita è aumentato tantissimo, o gli stipendi sono diminuiti, ma il fatto è che hanno bisogno prima”.
Dalla povertà si esce
Dopo il lungo elenco degli effetti della pandemia sulla società, con l’aumento della crisi e della conseguente povertà, Miranda ci tiene a chiudere con una notizia positiva.
“Nel tempo siamo riusciti ad aiutare tante famiglie che sono uscite da questa situazione di indigenza. Per noi è molto importante, è parte della filosofia dell’Emporio che non è dare una tessera vitalizia a chi è povero, ma sostenerlo nel momento del bisogno in modo da dargli gli strumenti e le risorse per rimettersi in piedi e ricostruire una quotidianità diversa.
Ogni 4 mesi noi abbiamo un contatto con l’ente che ci ha inviato il nucleo familiare per rinnovare la tessera e monitorare la famiglia, per capire se abbia ancora bisogno dell’Emporio oppure no”. Gli enti che inviano le persone all’Emporio sono il Comune di Rimini, gli assistenti sociali, l’Ausl, le Caritas parrocchiali, a cui si aggiunge uno sportello delle Acli di Rimini, gestito da una volontaria, che opera come ente neutro.
Una volta mandata la segnalazione, gli operatori dell’Emporio fanno un colloquio telefonico e viene conferito l’accesso. Tra i documenti da presentare – per le famiglie – ci sono l’Isee (che non deve superare i 7.500 euro), il contratto o il percorso di lavoro, tutti i documenti del caso ed eventualmente il permesso di soggiorno.