È la pagina più sporca dell’operazione “Mondo di mezzo” di Roma: il capitolo della gestione dei campi profughi e di prima accoglienza per gli immigrati sbarcati in Italia. Anche lì la mafia è arrivata, infilandosi nel sistema tra bandi e gare d’appalto. Le intercettazioni sono raccapriccianti: “Tu c’hai idea quanto ce guadagno sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno”.
Il 12 novembre, in un comunicato stampa sui fatti di Tor Sapienza, parlavamo di anni di abbandono e di politiche sbagliate verso i rom e i rifugiati. Denunciavamo le decisioni prese improntate sull’emergenza e soprattutto – così scrivevamo – ‘frutto di cooperative senza scrupoli che poco hanno a cuore la sorte delle persone che sono loro affidate’. Frasi che sono oggi la fotografia di quello che è emerso.
Davanti a situazioni di questo genere, non è mai la persona ad essere al centro ma l’affare, il denaro. È lo sfruttamento dei poveri per i propri profitti. Ci sono situazioni a Roma che si conoscono benissimo. Per esempio, Castel Nuovo di Porto: chi non sa che nel Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo, ndr) sono state messe dentro 800 persone? Chi non conosce la situazione dei campi rom? È ovvio che queste situazioni con il passare del tempo si cronicizzano e creano disagio.
il meccanismo perverso dello sfruttamento mafioso si insinua sul fatto che la progettualità non esiste. Sono andato il 16 novembre dal sindaco per chiedere quale progetto ha il comune di Roma per i 7-8 mila rom. E non mi hanno saputo rispondere. Si vive sull’emergenza. E l’emergenza porta alle soluzioni immediate. E nelle soluzioni immediate possono facilmente agire anche le persone senza scrupoli che le utilizzano per se stessi.
Il problema è che noi lavoriamo nell’emergenza su tutto.
La precedente amministrazione diceva: io voglio la sicurezza per la città. E allora ha preso tutti i rom e li ha portati fuori dal Grande raccordo anulare. Messi lì, abbandonati, senza controllo, senza nulla. E in questa situazione di degrado e di abbandono, chi comanda? I mafiosi, i più forti, quelli che terrorizzano gli altri. E i poveri che vivono dentro, saranno sempre sfruttati da tutti. E poi si fa circolare l’idea che siccome sono rom, sono tutti ladri e delinquenti. Non è possibile lavorare con questa superficialità e senza conoscere bene il problema, standoci dentro.
monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma