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Elezioni 2024. Famiglia, «il tema dei temi»

Elezioni regionali 2024. Michele De Pascale

Michele De Pascale. A tu per tu con il candidato dei democratici. Elezioni 2024, a tema welfare, fine vita alluvione e ambiente Ecco le proposte

Non è certo una campagna elettorale dai toni sfumati. Il riferimento è alle regionali del 17 e 18 novembre. Ma in questa intervista ai settimanali cattolici dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale, candidato del centro sinistra alle elezioni 2024, mette sul tavolo un lembo di bandiera di pace. «La prima legge bipartisan della prossima assemblea regionale potrebbe essere sulla famiglia. Le differenze non sono incolmabili». Se sarà eletto, va da sé. L’ipotesi è quella di studiare un Isee Emilia-Romagna, uno strumento fiscale «più avanzato – spiega – capace di leggere meglio la società e dare valore alla famiglia». Su sanità, fine vita e alluvione, invece, de Pascale la pensa molto diversamente dalla sua avversaria Elena Ugolini. L’attualità entra a gamba tesa nell’ufficio del sindaco di Ravenna che risponde alle nostre domande tra un collegamento e l’altro con la Prefettura per l’ennesima allerta meteo, che poi produrrà un altro allagamento a Traversara.

Sindaco de Pascale, l’alluvione. C’è chi punta il dito solo sul climate change, chi lo nega e chi dice che è tutta questione di manutenzione degli argini. Si poteva fare meglio?

]Anche papa Francesco parla del cambiamento climatico. In questo caso, scienza e fede sono concordi nel dirci che gli effetti delle azioni dell’uomo sull’ambiente stanno producendo un disastro. Un’alluvione della portata di quella del 2023 l’avevamo avuta solo nel 1939. È cambiato lo scenario. Se di norma credo che non essere onesti in politica sia sbagliato, in questo caso penso sia proprio pericoloso, immorale. Anzitutto la Regione deve dire che il livello di manutenzione degli argini dei fiumi nel maggio 2023 era insufficiente. Anche il ministro Musumeci deve ammettere che 10 milioni l’anno per la manutenzione dei fiumi sono troppo pochi. Servono nuove casse di espansione e argini puliti. In ogni caso siamo di fronte a eventi superiori a ciò per cui la rete idrica del territorio è costruita.

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Cosa altro servirebbe?

Quello che non si è fatto è prevedere da subito opere in grado di invasare acqua. Non possiamo aspettare il mega studio per iniziare a proteggere il territorio. Mi sembra che su questo tema sia mancato lo spirito repubblicano: dal primo giorno questa emergenza è stata segnata dalla polemica politica. Capisco la piazza di Faenza che dà una carriola di fango per ciascuno: al Comune, alla Provincia, alla Regione, allo Stato. Vorrei, se verrò eletto presidente di Regione, la responsabilità di realizzare le opere necessarie, da commissario straordinario. Non posso pensare di non assumermi questa responsabilità, anche per superare lo scontro politico e lo scaricabarile.

Parliamo di sanità. “Non siamo lontani dal collasso”, lei ha detto, e si è preso anche qualche responsabilità per la sua parte politica. Cosa intende fare?

La Regione si occupa di tanti temi importanti, ma la difesa del Servizio sanitario nazionale per noi sarà la priorità assoluta. Chi dice che non è una questione di soldi mente. Occorre dire che il Servizio sanitario nazionale è sottofinanziato. Dopo due anni la situazione è peggiorata e le risorse sono in costante calo. Sotto il 6 per cento del Pil salta l’universalità dei servizi. Tra un po’ si arriverà a parlare di assicurazioni private. Occorre fare una battaglia per aumentare le risorse. Il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna è tra i più forti d’Italia. Non mi rassegno a una statistica che ci fa passare dai migliori ai meno peggio. Serve una grande riforma su politiche di prevenzione, un nuovo patto per la medicina territoriale e la valorizzazione di tutti i professionisti della sanità, non solo medici, ma anche infermieri, ostetriche, oss.

I Cau sembravano la soluzione. Cosa non funziona?

I Cau sono stati una soluzione per concentrare i professionisti dell’emergenza-urgenza nei Pronto soccorso che rischiavano di collassare. Questo va difeso. Occorre mantenere i Cau come presidio sul territorio, mentre in ospedale dobbiamo concentrare le risorse per salvare vite. Riformerei la parte che si sovrappone all’assistenza del medico di medicina generale. L’idea è ampliare la copertura oraria degli studi medici e integrarli con i Cau, così come le Case della salute.

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Cosa pensa delle delibere sul fine vita introdotte dalla giunta Bonaccini?

Credo siano temi così delicati che necessitano di una legislazione nazionale. Principi e norme non passano per decreti. Credo sia un tema da discutere in Conferenza Stato-Regione. Soffro quando vedo brandire questi temi come clave. Lo sviluppo della medicina in questo campo ci sfiderà sempre di più. Per quel che mi riguarda, vedo ragazzi di 16 anni, sani, ricchi, con tante possibilità che ritengono di non aver più voglia di vivere. E poi vedo un consigliere comunale della mia maggioranza, malato di Sla, che vota con uno sguardo. Credo che ci si debba occupare delle persone che perdono la voglia di vivere e supportare chi invece vuole fare scelte straordinarie come quella del mio consigliere. Credo sia un tema di valutazione personale. Non può decidere lo Stato.

Cosa pensa della presenza silenziosa di chi manifesta contro l’aborto all’esterno degli ospedali?

Sono per il diritto di manifestare tutte le opinioni. Sono convinto ci sono luoghi più adatti e altri meno. Sarebbe meglio scegliere luoghi che non interferiscono con le fragilità, qualsiasi siano le scelte.

E della presenza delle associazioni pro-life nei consultori?

Mi pare che un modello sia quello di Forlì, dove qualche anno fa si è avviata una sperimentazione che vede accanto ai professionisti della sanità pubblica gli assistenti sociali che possono indirizzare le donne ad associazioni di volontariato. Il volontariato è una grande risorsa, ma in questo caso il passaggio dev’essere con una figura come l’assistenza sociale.

E sulle cure palliative?

Sono da potenziare tantissimo. Qui a Ravenna abbiamo fatto un investimento sull’hospice. Ci siamo battuti tanto come Comune e credo sia la strada giusta. Da potenziare è anche la filiera della terapia del dolore.

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In cosa consiste il suo piano casa? Quali leve fiscali si possono realizzare per le famiglie?

Il tema casa viene affrontato o con l’edilizia Erp, che ha numeri piuttosto piccoli e turn over lentissimi, o con incentivi per l’acquisto della casa. Lo Stato qualcosa fa, ma chi è in affitto è abbandonato a sé stesso, anche se ha un reddito medio. La soluzione è l’edilizia vincolata all’affitto. Servono investimenti ad hoc. L’hanno fatto a Piacenza: 140 alloggi destinati all’affitto per 25 anni. Questa è la strada. Sulla famiglia si potrebbe scrivere la prima legge bipartisan della nuova legislatura. Le mie idee e quelle di Elena Ugolini non sono così distanti. Ho in mente un Isee-Er, uno strumento fiscale che possa tenere conto non solo del reddito, ma anche di una serie di altri fattori come la presenza o meno di reti familiari attorno alle coppie con figli. Possiamo rivedere rette e tariffe sulla base di questo. Poi c’è anche una questione educativa e di servizi. Dobbiamo consentire a tutte le famiglie di avere il numero di figli che desiderano. Su questo vorremmo investire senza pari sulla fascia 0-6 anni, e vorremmo ragionare sul calendario scolastico, magari con l’apertura delle scuole al pomeriggio. Dare supporto alle famiglie come comunità: è il tema dei temi.

Trasporti e infrastrutture: quali sono i nodi principali in regione?

Le città più penalizzate sono quelle che si trovano fuori dall’asse della via Emilia. Credo sia necessario investire di più sul ferro (merci e passeggeri) e su porti e aeroporti. Tra i miei obiettivi c’è quello di creare una rete di scali aeroportuali in regione.

Economia e innovazione: come favorire i distretti?

L’Emilia-Romagna ha performance di innovazione che non hanno pari. Occorre puntare sulla formazione, sia quella universitaria che quella tecnica. Ma, da questo punto di vista, vorrei sottolineare un altro aspetto.

Quale?

Sull’immigrazione abbiamo visto che né buonismo né cattivismo hanno funzionato. I flussi vanno gestiti con umanità e organizzazione. Se verrò eletto voglio ripristinare i corsi di lingua e di formazione professionale per chi arriva nel nostro Paese: chiameremo a raccolta il mondo del Terzo settore. Se l’Emilia-Romagna è la terra delle opportunità deve esserlo per tutti.

Daniela Verlicchi Francesco Zanotti

Michele De Pascale. La passione per la politica nata sui banchi dei liceo. Poi segretario di partito e presidente dell’Upi
Il centrosinistra. L’esperienza di un sindaco

La passione per la politica inizia presto per Michele De Pascale, 39 anni, sindaco di Ravenna e presidente dell’Upi, Unione delle Province italiane.  Nato a Cervia nel 1985, ha frequentato il Liceo Righi di Cesena dove è stato rappresentante di istituto. Da lì poi l’impegno nel Partito Democratico che l’ha portato prima a diventare consigliere comunale e assessore nella sua città, con deleghe agli affari generali, politiche comunitarie e programmi Unione europea, turismo e marketing territoriale. Nel 2013 diventa segretario provinciale del Pd e nel 2016 sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, poi riconfermato nel 2021. Nel 2018 sono stato eletto presidente dell’Unione delle Province d’Italia e in questa veste ha preso parte a diversi tavoli di lavoro istituiti dal Governo sull’emergenza Covid-19, i progetti Pnrr e la ricostruzione post alluvione 2023 e 2024 in Romagna. Da 11 anni è sposato con Laura e ha due figli piccoli, Giacomo e Gaia. Nel luglio del 2024 ha annunciato la sua candidatura a governatore dell’Emilia-Romagna sostenuto dal Partito Democratico e Civici con De Pascale, una rete regionale di liste civiche. L’obiettivo dichiarato è quello di creare una “coalizione ampia” con Movimento 5 stelle e Iv che non hanno ancora formalizzato l’appoggio.

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