Una sfida, una bella sfida. Che riguarda l’uomo, tutta la persona a 360 gradi. La sfida lanciata dai Vescovi italiani sull’educazione, Rimini l’ha raccolta al volo. E l’ha fatta diventare l’evento ecclesiale dell’anno, punto di partenza per un “lavoro” ad ampio raggio. Il convegno “Educare alla vita buona del Vangelo” non arriva come un fulmine a ciel sereno nella vita della chiesa riminese. La prima tappa di avvicinamento all’appuntamento del 30 marzo, 1 e 2 aprile, è stato il seminario “Verso il Convegno diocesano” che ha visto coinvolte in Sala Manzoni 250 persone provenienti da parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti.
La realtà ecclesiale riminese si era già messa in moto nel dicembre scorso rispondendo ad alcuni interrogativi sulla realtà educativa. Una fotografia sulla situazione, gli sviluppi futuri e le problematiche inerenti alla sfida educativa che costituisce già un prezioso contributo.
Che sintesi!
La comunità cristiana riminese, nonostante le difficoltà, non ha delegato né ha derogato sul piano dell’impegno educativo. Forte di una grande tradizione, è impegnata in modo diffuso, responsabile e creativo, con un notevole investimento di risorse economiche e umane. Qualche sinergia è in atto con vari istituzioni ed enti che si occupano di educazione, un’alleanza più facile per i piccoli centri e le comunità ecclesiali che insistono sui piccoli comuni. Ma il maggiore coinvolgimento sulla problematica educativa sembra appannaggio delle parrocchie più popolose e maggiormente strutturate pastoralmente.
È la fotografia del rapporto comunità cristiana-educazione, così come emerge dai contributi prodotti dalle realtà ecclesiali riminesi.
35 parrocchie, 2 aggregazioni laicali, 1 scuola cattolica, 2 ordini/istituti religiosi e 2 opere di ispirazione cattolica che si occupano esplicitamente di questioni educative: in totale sono 42 i contributi arrivati finora alla segreteria del Convegno.
In particolare, delle 35 parrocchie che si sono “raccontate” (su 115 presenti in Diocesi), 15 hanno meno di 3.000 abitanti (il 19%), 7 vantano un numero di abitanti tra i 3.000 e i 5.000 (su 15, ovvero il 46,6%), 13 con più 5.000 abitanti (su 24, il 54%). “Il dato è significativo: – attacca don Andrea Turchini, coordinatore della segreteria del Convegno – su una problematica di questo tipo, si sentono maggiormente coinvolte le parrocchie più popolose e pastoralmente più strutturate”.
Non deroghiamo
L’osservatorio di don Turchini è privilegiato: la sintesi sulle relazioni pervenute è opera sua, e l’ha messa in circolo già in occasione del Seminario. Con la speranza che qualche “ritardatario” faccia giungere la sua voce sul tema educazione.
Emerge comunque che le realtà ecclesiali riminesi non hanno derogato sul piano dell’impegno educativo. E l’impegno per l’educazione, in particolare per l’educazione alla fede che è il compito primario della comunità cristiana, è davvero fondamentale, portato avanti con costanza e responsabilità.
“Si impegna, ma i risultati…”. Quante volte abbiamo sentito questo refrain dagli insegnanti a scuola. Il giudizio non vale per la realtà ecclesiale riminese. L’impegno non è solo diffuso ma anche creativo: c’è la voglia e la capacità di tentare strade nuove per promuovere risposte educative efficaci. E anche l’impegno economico e di risorse umane è significativo. “Molte comunità compiono uno sforzo notevole – che non ha eguali in altri settori della pastorale – per farsi promotori di iniziative e percorsi educativi” assicura don Turchini.
Adulti, che fare?
I nodi critici e le questioni aperte non mancano. La comunità ecclesiale è ben conscia del grande lavoro che c’è ancora da fare, la situazione non è tutta “rose e fiori”. In pole position, tra gli elementi più critici c’è la questione adulti. Le proposte esistono, eccome, ma spesso non vengono raccolte. Gli adulti a volte restano utenti, e il servizio educativo scambiato per un baby sitting ecclesiale. “Non mancano le testimonianze positive – fa presente il coordinatore – ma tali proposte non sembrano incidere se non in piccola parte”. Si registra uno scollamento tra la fede e la vita, tra l’adesione alle proposte educative e le scelte di vita compiute non solo da adulti ma anche da giovani e ragazzi.
C’è poi il capitolo educatori. La prospettiva è duplice: la mancanza di educatori (specie nelle parrocchie dove non operano associazioni strutturate oppure dove non è facile l’integrazione tra servizio educativo delle associazioni e quello della parrocchia) e la formazione di quelli esistenti, entrambi tasti delicati. Non risulta sempre chiaro quali siano le competenze richieste ad un educatore, quale sia la sua fisionomia ecclesiale, se sia un ministero o una professione. In ogni caso, c’è la consapevolezza che le sinergie e le alleanze educative tra soggetti diversi siano improcrastinabili, nonostante le difficoltà che possono insorgere a causa di prospettive antropologiche distanti tra loro. Per le alleanze con il territorio sono avvantaggiati i piccoli centri e i piccoli comuni, dove le relazioni appaiono più semplici.
Last but not least, le realtà ecclesiali riminesi avvertono l’esigenza di una pastorale missionaria, la prospettiva che genera la maggiore creatività. “Non significa ripartire da capo – puntualizza don Andrea – ma rivitalizzare e rivisitare nella prospettiva missionaria le realtà e le strutture che già abbiamo a disposizione e che ci permettono di incontrare tante famiglie e persone: dalle scuole cattoliche agli oratori, dai campeggi ai centri educativi, dai corsi di preparazione alla vita delle associazioni”. Tante voci, un solo coro: uno slogan che vale anche per l’impegno educativo. Lo dimostra anche il desiderio della realtà ecclesiale di rimettersi in gioco perché la vita buona del Vangelo si esprima pienamente in ogni persona.
Paolo Guiducci
Nella foto, il Vescovo ascolta don Mirko Vandi che presenta gli Orientamenti. In primo piano, la Parola di Dio