Scriveva nel 1784 Immanuele Kant: ”Purché io sia in grado di pagare, non ho bisogno di pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione”. Il filosofo voleva spingere le persone ad avere il coraggio di servirsi della propria intelligenza: ”La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini rimangono volentieri minorenni per tutta la vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori”. Pochi anni dopo (1789), la presa della Bastiglia realizzava l’auspicio di Kant, constatando che c’era bisogno di pensare perché non si era in grado di pagare.
Anche prima di Kant si sapeva che a pancia piena i sonni sono tranquilli, mentre lo stomaco vuoto non ha mai portato buoni consigli. Quando i deputati milanesi un secolo e mezzo prima rincararono il pane, respirarono i fornai ”ma il popolo imbestialì”. Parola di Alessandro Manzoni che sintetizza l’epoca con un celebre slogan: erano ”tempi di fame e di ignoranza”.
Un comico contemporaneo, Enrico Bertolino, riassume il triste panorama di una società in cui sembrano trionfare (o trionfano sul serio) furbi ed imbroglioni quali gli evasori fiscali, ricordandoci che prevale una materia più politica che scolastica: l’Educazione cinica al posto di quella civica ormai declassata (aggiungiamo noi) ad oggetto di antiquariato di bassa lega.
Pure nelle nostre terre l’Educazione cinica è ampiamente praticata. Piergiorgio Morosini, autore del libro ”Attacco alla giustizia”, ma soprattutto giudice delle indagini preliminari al Tribunale di Palermo, ha detto a Luca Fabbri di ”Nuovo Quotidiano” (19.12): ”In base alle ricerche Rimini è il secondo capoluogo dell’Emilia Romagna per operazioni bancarie sospette”. Aggiungendo che i criminali organizzati sono stati ”favoriti da insospettabili personaggi locali: uomini appartenenti al mondo delle banche, delle professioni, della politica”.
Come tornare dall’Educazione cinica alla civica? Discutendo di scuola sulla ”Stampa” (22.12) in risposta ad uno studente che denunciava la crisi del Liceo umanistico (ex Magistrali), il prof. Luca Ricolfi ha concluso amaramente che ”nessuno può dire in pubblico la verità: quella facoltà è una buffonata, in quella scuola non s’impara niente, il tale docente non sa spiegare, il tale corso di laurea è un’insalata di materie sconnesse […] un certo ospedale, un certo reparto, un certo chirurgo è pericoloso per la salute del paziente”. [1063]
Antonio Montanari