Nel cuore della realtà – Giovanni Paolo II e le nuove generazioni. Questo il titolo di una tavola rotonda che si è svolta domenica 22 maggio, presso la Sala del Giudizio dei Musei Comunali di Rimini.
L’iniziativa, all’interno della Giornata per l’Università Cattolica, è stata proposta, in collaborazione dal Centro Culturale Paolo VI, dal Centro Studi Nuove Generazioni, dal Circolo Acli e dal Centro Culturale Cattolico Bilancia dell’Orefice.
Relatori padre Dario Di Giosia e Alessandro Ghisalberti, ordinario di Filosofia Teoretica e Direttore della rivista “Neoscolastica” presso l’Università Cattolica di Milano. In videoconferenza, dall’eremo di Sant’Alberico, è intervenuto Fratel Michele Falzone. A moderare Antonio Polselli, delegato dell’Università Cattolica per l’Emilia Romagna. Durante la tavola rotonda sono stati proiettati filmati di momenti significativi riguardanti il rapporto fra Giovanni Paolo II e i giovani.
Padre Di Giosia, ha affermato che il Pontefice è stato vicino ai giovani, li ha compresi. Egli ha prediletto un approccio positivo e ha dato loro fiducia. Gioventù è speranza perché portatrice di beni per il futuro, è ricerca di risposte sul senso della vita che occorre trovare nel Vangelo avendo come modello Gesù.
Il giovane è ricchezza ed entusiasmo, è crescita, ma anche contestazione, perché ravvisa il bisogno di cambiamento nelle istituzioni. La giovinezza è tempo di scelte, per questo i ragazzi cercano un modello per cui valga la pena vivere. Nelle nuove generazioni Dio ha posto una forza innovatrice anche per la Chiesa. “Il giovane – spiega – è in una fase intermedia della vita. Il bambino riceve, l’adulto dona. Egli si trova nel mezzo perché non gli basta ciò che ha ricevuto, perciò contesta tutto. Vuole creare un mondo tutto suo. Il Papa non condanna i giovani contestatori che sono, diceva, l’espediente di Dio per una società e per una Chiesa migliori. Ma non era un illuso. Sapeva che sono capaci di cose terribili, ma era amico e compagno nel loro cammino e sapeva raccogliere e motivare chi sbagliava. Non è vero che l’hanno seguito perché ha proposto un cristianesimo facile, ma perché ha saputo trovare argomentazioni giuste. Diceva: è importante insegnare alle nuove generazioni la bellezza e le esigenze della libertà e della responsabilità. Bisogna educare alla libertà che non si confonda con la cultura del ‘si può fare qualsiasi cosa’. La vera libertà è legata alla verità e richiede la forza di andare contro la massa. Questa è la sfida di Giovanni Paolo II: educare alla libertà”.
Il professor Ghisalberti, dopo aver presentato una breve biografia di Karol Wojtyla, ha parlato dell’incontro del papa con il pensiero di Max Scheler. “Il Papa voleva – afferma – che certe istituzioni benefiche come le Università Cattoliche (400 in tutto il mondo) andassero mantenute e aiutate. I professori devono essere innanzitutto bravi cattolici, perché si insegna più per quello che si è che non per quello che si dice. La coscienza, dice Wojtyla, non è solo quella privatistica, ma è il rapporto del soggetto con tutta la realtà. Nella vita c’è un tempo per essere giovani e ci vuole un cammino per la formazione del carattere, per le relazioni. La fenomenologia dice che l’uomo vive con una coscienza storica che non è data una volta per tutte. L’uomo ha una storia che si sviluppa giorno per giorno. Il Papa introduce una nuova visione del termine ‘persona’: la Trinità sono tre persone distinte, in un solo Dio. Il corpo era visto come una tomba per l’uomo, ora è stato rivalutato, ricordando anche che Cristo ha amato il corpo tanto da incarnarsi”.
Fratel Michele ha affermato che Giovanni Paolo II ha riconciliato i giovani con la Chiesa e ha affidato loro l’umanità della comunità cristiana. Ha parlato dell’incontro con il pontefice che ha cambiato totalmente la sua vita, lo ha convertito. “Mi diede il compito di fare da intermediario tra lui e i Pellirossa e ha voluto incontrare il capo indiano riallacciando i rapporti con queste popolazioni come lui solo sapeva fare”.
Isabella Rinaldi