Educare si può, educare si deve. L’educazione ci sta a cuore. Non è uno slogan, quello utilizzato dal Vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti, “sottoscritta” – e declinata secondo le diverse sensibilità – anche dalle varie realtà istituzionali e del mondo dell’associazionismo del territorio riminese che si sono confrontate insieme e in maniera proficua nel corso del Seminario di giovedì scorso “Educare in un mondo che cambia”.
Oltre 300 persone (nutrita la presenza di giovani), hanno preso posto in Sala Manzoni per le tre ore durante le quali si sono succedute ben nove relazioni, un contributo video e l’intervento del Vescovo, sotto la sapiente regia di don Andrea Turchini. È proprio il rettore del Seminario diocesano a coordinare la segreteria del Convegno “Educare alla vita buona del Vangelo” in programma dal 31 marzo al 2 aprile, di cui questo e il precedente seminario sono due importanti tappe che aiutano la comunità a scaldare i motori.
“A proposito di sfida educativa – puntualizza don Turchini – la Chiesa, e la Chiesa riminese, non parte certo da zero, ma da una grande tradizione! Questo appuntamento è stato pensato come un momento di ascolto per condividere ciò che c’è nelle nostre comunità e sul territorio, coinvolgendo le varie istituzioni che operano nel mondo dell’educazione come scuola, università, amministrazioni locali, esperti del mondo della comunicazione, ecc”. Oggi, infatti, non si può educare efficacemente al di fuori di una alleanza educativa. Lo dicono i Vescovi italiani negli Orientamenti pastorali, la Diocesi di Rimini fa le prove generali in Sala Manzoni. “L’emergenza educativa è ormai una coscienza condivisa. – avverte la prof. Ornella Scaringi, dirigente scolastico e presidente UCIIM Rimini – Dalla società civile si avverte una preoccupazione diffusa, anche se frammentaria, proveniente sia dai luoghi classici dell’educazione (famiglia, scuola, parrocchie) sia dai contesti informali del tempo libero e dei nuovi media”.
Le diagnosi si moltiplicano, le indicazioni di cura sono invece più rare. Sulla sensazione di disagio, concorda ad esempio Mario Galasso. “Come assessore e in qualità di semplice cittadino e padre” ammette l’assessore ai Servizi Sociali della Provincia di Rimini che indica alcuni dei nodi cruciali da sciogliere. La crisi dei rapporti sociali, la dispersione scolastica dei minori, l’incapacità di taluni genitori a svolgere il loro ruolo educativo, sono questioni purtroppo corroborate anche da dati concreti che invitano – secondo Galasso – a mettere in campo “la passione, una forza che abbiamo, e ad utilizzare parole come identità, alterità e comunità educante”.
Un osservatorio privilegiato sulla crisi della famiglia (e sulle sofferenze che ne conseguono) è quello che vede impegnata quotidianamente la dott.ssa Rossella Talia. Il presidente del Tribunale di Rimini si è “cucita” addosso la responsabilità delle separazioni matrimoniali, una ferita che accomuna credenti e non credenti e mette in luce “una carenza nell’affrontare le responsabilità. – spiega la dott. Talia – Al primo posto c’è il bene del minore. In questo momento delicato della vita, poi, va dedicato a ciascuno il tempo necessario. Io ascolto, dialogo, e invito le persone a non indurire il cuore. Quello della mediazione a volte è l’unico momento di dialogo tra i genitori”. L’invito appassionato è quello di prendersi cura con amore e con competenza. In un’immagine: le radici e le ali.
E l’aspetto antropologico? Per la prof. Agostina Melucci, dirigente dell’Ufficio Scolastico della Provincia: “Non si è educatori senza volto e senza identità. Nel rispetto delle scelte e di ogni persona che ho di fronte, l’educatore ha orientamenti e li esprime. La scuola non è un travaso di nozioni, ma una comunicazione”. Quale comunicazione è più attuale di quella virtuale? Sui nativi digitali si sofferma Renato Laurita, imprenditore e docente, esperto di nuove tecnologie. “Rispetto al ruolo educativo, non si può abdicare né gettare la spugna. – è la sua esortazione – In assenza di adulti, tendiamo ad affidarci ad esperti, oppure cerchiamo di fare noi gli esperti. Ma quello che fa educazione (e la differenza) è il mio modo di giudicare la realtà, ed è questo che devo trasmettere ai più giovani, anche durante la navigazione in internet”.
Tommaso Cevoli